1 novembre 2015

Cosa fai per curare le ferite
Cosa fai per piacerti la mattina appena sveglia
Cosa fai per non sentirti sola in mezzo alla gente
Cosa fai per colmare i vuoti
Cosa fai per avere un abbraccio
Cosa fai per amare
Cosa fai per amore

Cosa fai per morire
E per sopravvivere
Cosa fai per non sentire
Cosa fai per non soffrire
Cosa fai per decidere il meglio per te
Che a volte diventa il peggio
Cosa fai quando ti rannicchi nell'angolo
E aspetti quella carezza mancata
Cosa senti quando piangi
Fino a spezzarti il fiato
Cosa fai quando ti senti dilaniata
Esausta, stanca.
E apri gli occhi la mattina..cosa fai.

30 settembre 2015

L'amore conta! conosci un altro modo per fregar la morte?

La cosa che mi fa più paura in assoluto, quella che mi angoscia e mi fa sentire a pezzi è la morte. Non la mia. E non una morte qualsiasi, nel senso generale del termine, tipo una malattia o la vecchiaia, a quella bene o male ti ci prepari. Ma quella improvvisa, quella inaspettata, che ti prende e ti strappa qualcuno dalle mani. Quella morte che divide l'amore, quello vero. Penso che non ci sia tragedia e disgrazia più grande di qualcuno che non vuole andarsene, ma che il destino ha deciso per lui e, no, non può più stare qui su questa terra, non potrà più camminare sui prati, mai più nuotare nel mare, mai più baciare, stringere, abbracciare chi lo ama, non potrà più riceverli quegli abbracci. E chi resta.. chi resta è destinato ad avere un vuoto affianco, ad abituarsi a convivere con quello strazio, ci si abituerà, lo allieverà, ma non sarà mai più lo stesso. E la rabbia, come fai a voler stringere qualcuno e sai che NON ESISTE PIU'. Non c'è, semplicemente. I progetti, la vita, l'amore, non esiste più niente e per cosa poi? Per delle coincidenze sfortunate, un susseguirsi di eventi inevitabili che hanno deciso doveva andar così. Come farai ad alzarti domani e affrontare quel vuoto? Chi abbraccerai? Chi prenderai più per mano? Qualcosa di irreversibile. Forse è questo il concetto più straziante di tutto, il non poter più...niente. Non ci sarà più. Questo mi angoscia, mi mette malinconia e mi stringe forte che fa male, saper di aver magari trovato l'amore e che ti viene strappato via così, e non ci puoi far niente, sei completamente impotente. Devi rinunciare a quella parte di te che ti completava. Questo mi sconvolge, anche se si tratta di persone che non conosco, notizie di cronaca che leggi sui giornali, come se quel "non poter più" per loro, toccasse anche me. 
Se penso che basta un attimo, solo un secondo, a volte anche meno, e tutto è finito, se penso a questo, il tempo non mi basta più, le occasioni non sono più infinite, le volte che stringo qualcuno a cui tengo, le volte che cerco un abbraccio, mi sembrano sempre troppo poche, penso sempre: e se fosse l'ultima volta? La vita non si sa mai cosa ti riserva, giri l'angolo e non ci sei più, litighi con qualcuno e il minuto successivo non hai più la possibilità di fare pace, abbracci qualcuno e magari non lo stringi abbastanza forte e poi non lo potrai più, mai più fare. Quando penserai che hai voglia di vedere, parlare, stringere quella persona, poi ti renderai conto che non lo potrai più fare, allora lì crolli, ti sentirai spaesato, deluso, vuoto, confuso, come quando ti svegli all'improvviso e non hai la cognizione del tempo che non sai se sia sera o giorno o pomeriggio e quando ti raccapezzi, allora se si tratta solo di un sonnellino ti stiracchi e via, ma se realizzi che la morte ti ha strappato via quella persona, lì crolli, il vuoto, lo strazio, il dolore nel petto. Niente potrà più far tornare indietro il tempo, lo devi accettare, ti devi arrendere.. anche qui. Ma l'angoscia è quella che mi dilania, non so perchè, ci sono tante cose più "realistiche" e immediate di cui potersi preoccupare: la perdita di un lavoro, i debiti..ma niente mi strazia di più che questo pensiero. Mi manca il fiato, mi fa male e mi fa sentire un dolore immenso: una persona, l'amore strappato via così. Come farei a vivere non lo so, con la mancanza di quell'abbraccio, che neanche se preghi Dio o chi per lui potrà tornare, dover rassegnarsi che quell'amore resterà lì, dentro di te, unilaterale, dover rassegnarsi che niente andrà più come prima. Magari ti rialzerai pure, ma ti sentirai sempre morire dentro, in ogni istante che ti ricorderai che la morte si è messa in mezzo a scombinare tutto, che l'amore ti è stato strappato via. Che non lo volevate, ma che è andata così. Non ci saranno più le cose di cui hai bisogno, niente più abbracci che ti salvano la vita. Perchè sono quelli che ti tirano fuori dalla merda a volte, che ti svegliano e ti fanno dire "forse questa cazzata è meglio evitarla", che ti fanno credere che magari non sei poi così inutile come credi, così poco degna di attenzione, amore. "abbracciatevi finchè siete in tempo" che il tempo è poco, sfugge, la vita pure, gli attimi scorrono e non si può mai sapere che ti tocchi l'attimo sbagliato, quello fatale, mi viene da piangere e strillare se ci penso. Sento questa cosa così ingombrante nel petto che quasi penso mi sia successa davvero e anche se non è così, mi sconvolge lo stesso. Penso che a volte il mio tempo lo stia sprecando, penso che ogni carezza dovrebbe durare più a lungo, che i rimorsi non vanno bene, che la vita è una, che l'amore è prezioso, che ogni tramonto è un incanto, che le cose non vanno mai date per scontate, che bisogna sempre approfittare dell'amore per andare avanti, che tutto può finire in un  attimo e di solito accade sempre sul più bello, quando meno te lo aspetti.
 Ma non sprecherò le mie occasioni, i secondi trascorsi per un abbraccio un po' più lungo saranno sempre gli attimi meglio spesi in tutta una vita.

27 settembre 2015

Vince chi si arrende.

Arrendermi..forse dovrei iniziare. A lasciarmi andare, a volte farebbe bene, lasciar stare le cose che non puoi cambiare, guardarsi in ogni angolo, dentro e fuori di sè e dirsi: ok, va bene così. Lasciar scorrere la pace che tanto dico di cercare, accettare i compromessi con me stessa e vivere tranquilla. Arrendersi non sempre vuol dire vigliaccheria, forse in questo caso sarebbe un buon traguardo. La malinconia e la nostalgia, quel tormento che c'è dentro forse si assopirebbe. La malinconia delle cose che mai accadranno, la nostalgia di quelle passate che non tornano, il tormento perchè quello che vivo di buono potrebbe finire così d'improvviso, senza preavviso e mi ritroverei col vuoto sotto i piedi. Non ho più tolleranza per i vuoti, non riesco più a gestirli, mi sconvolgono, mi dilaniano, mi danno un pugno nello stomaco e una morsa al cuore. Ma se mi arrendo forse cambierebbe: capire che le cose che non vivrò danno spazio ad altre esperienze, le cose passate rimarranno il ricordo, doloroso o no, di ciò che porto nella memoria, il tormento di una possibile fine del presente darebbe spazio ad un nuovo inizio. Ma non sono brava a lasciar andare tutto questo, a trovare l'equilibrio, ad arrendermi a ciò che è, che sono soprattutto. Quel magone in gola lo porto sempre, quella vana o marcata scontentezza di me allo specchio mi accompagna giornalmente, eppure ho così tanta voglia di arrendermi e accettare le cose così, apprezzarmi e perdonare il fatto che tutto va avanti, certe cose non tornano, certi tipi di felicità non li conoscerò e anche se dico che non fa niente, invece fa. Arrendermi e accettare che piccola non tornerò più, che l'infanzia non la vivrò più, che quelle sensazioni non torneranno più. E basta. Mai più. Che solo a pensarci parte l'angoscia, perchè mai più? Non è giusto. Arrendersi che anche che non sia giusto non vuol dire che non debba essere così. Perchè lo è, così. Inutile remarci contro, far finta che va bene quando non è così. Vorrei arrendermi, che in questo caso sarebbe vincere, vorrei arrendermi, maledetto orgoglio, maledetto vizio di pretender troppo da me, maledetta resistenza alle cose sbagliate. Magari non cambia niente e poi sono punto e a capo, ma..
 "Il bicchiere della staffa per brindare alla fine di un incubo..questa volta sono sicuro: ho vinto! Sai stavo pensando:qualcuno dovrà pure farcela, no?"   Poi è morto anche lui. 

30 agosto 2015

questa vita non si farà amare se continuerò buttarla via

Un giorno mi guarderò indietro e mi pentirò di tutta la vita sprecata, di tutta la vita persa a rincorrere gli stereotipi, le mancanze, i vuoti, le smanie di riempirli, il vomito, il digiuno, l'alcool, i tagli. Un giorno mi guarderò indietro, magari da grande, e sorriderò, inizialmente, pensando alle cose belle, frivole dei miei primi vent'anni, poi immancabilmente il sorriso andrà scemando, lo sguardo comincerà a spegnersi e guardando in basso, mi verranno in mente tutti i giorni buttati, come un flash che ti colpisce duro nello stomaco. E dopo la botta allo stomaco, ci sarà lo strazio nel petto, quello stringersi che ti senti qualcosa che ti muore dentro. Mi maledirò, lo so, di come sto buttando il tempo, non tutto, ma in parte si e la vita è una e troppe volte l'ho rischiata, ma maledetta me, me ne dimentico sempre.
Un giorno mi guarderò indietro e me ne pentirò, lo so, di come sono stata stupida, di come non ho forza di lasciare del tutto le cose sbagliate.
Un giorno mi guarderò indietro e maledirò il destino di avermi riservato una vita senza una famiglia, che forse è questo quello che alla fine potrebbe salvare qualcuno: una casa in cui tornare, una casa che puoi chiamare Casa, una Casa che sai sempre che ci sono i tuoi ad aspettarti, un camino, una tavola apparecchiata e l'abbraccio di un genitore a cui chiedere consiglio, aiuto, non dover sempre farcela da sola, arrivando al punto di dimenticarsi cosa vuol dire stare in famiglia. Se ci penso bene, i ricordi ce li ho, di quando tornavo da scuola e trovavo quel qualcosa, quell'atmosfera che dai per scontata, se ci penso i ricordi ci sono, ma ho dimenticato come sia, sono solo immagini, niente di più profondo, un lontano sentore delle sensazioni, ma a rimettermi in una situazione simile mi troverei spaesata, nonostante mi manchi tremendamente, starei lì, immobile, non sapendo cosa fare. Eppure dovrebbe essere una cosa così naturale come lo è per la maggior parte delle persone.
Un giorno mi guarderò indietro, sentirò un nodo in gola e una morsa nel petto, penserò che è andata come è andata, che avrei potuto fare di più, cambiare qualcosa, ribellarmi nel modo giusto a me stessa, trovare una risposta alla domanda: ma perchè mi faccio male?, accettare le cose come sono, che basta con questo combattere, basta andare contro.
Un giorno mi guarderò indietro e spero che quel giorno sia lontano, almeno per avere il tempo di riscattarmi, di svegliarmi dai giorni di malinconia che a volte mi opprimono, che mi fanno cadere, almeno avere il tempo di ridurre quei giorni di cui pentirmi. Ma se non fosse così? Se quel giorno fosse dietro l'angolo? Se quel giorno fosse più vicino di quello che spero? Allora quel giorno mi guarderò indietro e mi pentirò di come ho sprecato parte della mia vita, la malinconia di non aver avuto neanche il tempo di decidermi, di cancellare il rimorso, di non avere più rimpianti. Una botta allo stomaco e una morsa nel petto.
Un attimo e poi tutto si spegnerà.