31 dicembre 2011

Suicide soundtrack

Mi sento così vuota, mi sento che non me ne frega niente di me, che vorrei toccare il fondo e non risalire, che non ne vale la pena, non ho entusiasmo e se penso di farmi male, la cosa non mi sconvolge affatto. Stavo ascoltando una canzone, l'altro giorno, e la scena che mi è venuta in mente è quella di un film in cui c'è una ragazza che decide di impiccarsi e mette un vinile a ripetizione continua e l'amica la trova così: col vinile che continua a suonare e lei in bagno con la corda intorno al collo.
Ho pensato che quella che stavo ascoltando sarebbe stata una canzone perfetta da mettere come sottofondo.

19 dicembre 2011

Life is a blur..

Vorrei stare sulla spiaggia, d'inverno, a guardare il cielo grigio e respirare l'odore del mare fino a bruciarmi i polmoni col sale che ti pizzica le narici; vorrei stare sulla riva, aprire le braccia e godermi l'aria fresca, il rumore delle onde che mi fa sentire libera; vorrei correre sulla spiaggia e non pensare a niente, correre fino a non avere più fiato e urlare fino a non avere più voce; vorrei inseguire il vento sulla riva, al galoppo in libertà, sempre più veloce, sempre più libera, sentirmi il cuore che batte, che esplode, che va al ritmo dei passi del cavallo, della sua corsa sfrenata che è anche la mia, verso l'orizzonte, quale che sia, quanto dista non ha importanza; vorrei piangere e piangere e piangere finchè non ho più lacrime e lo stesso, dopo, continuare a piangere per tutta la gioia e la libertà che vorrei sentire dentro, per la tristezza che sento scorrer via, per la vita che ho, per il dolore che in quell'attimo dimentico; vorrei correre, correre e correre, scappar via, per un attimo dedicarmi a me, alla mia libertà, pretenderla solo per un attimo, senza sentirmi in colpa o in dovere; vorrei le onde infrangersi con forza e vorrei lasciare a loro tutta la rabbia che ho dentro, sbatterla via su uno scoglio, violentemente e lasciarla lì a esser portata via dai flutti e dal vento che mi spettina i capelli; vorrei non mi importasse di niente, del tempo e dello spazio, vorrei urlare che questa vita è mia e ne faccio quello che mi pare, vorrei sentirmi libera solo per un attimo, solo per un attimo di questa esistenza che altro non è che una macchia confusa di tutto, di cose che si mescolano tra loro ed emozioni che si intersecano, istanti che fuggono e non tornano più; vorrei sentirmi leggera e correre, correre a braccia aperte senza importarmi dove vado, cosa succederà, solo questo, godermi questo momento per sempre; vorrei sentire i piedi sul bagnasciuga, scappare dall'acqua fredda delle onde che mi inseguono e rotolarmi sulla sabbia, giocare con il cane e ridere con lui di quanto è semplice questa giornata; e piangere, piangere di questa semplicità che non ho mai conosciuto e urlare, urlare che è così che vorrei la mia vita, non mi importa di niente altro, solo queste cose, la libertà dentro, la spinta a correre e la forza di piangere, un cane con cui condividere le corse e una cavallo per correre ancora più veloce, sentire l'aria fresca sul viso e gli schizzi d'acqua sulle gambe; sentire qualcosa che mi esploda dentro sapendo che non finirà, che non morirà come invece è sempre, sapere che c'è, che è possibile, che la libertà esiste anche per me, che me la potrei concedere, che potrebbe essere solo mia, che questa vita sfuocata e imperfetta va bene anche così, senza imposizioni, senza bisogno di dovermi sempre dire "devo, devo, devo..", la voglio una vita sfuocata, che mi emozioni sempre, che mi faccia sentire la libertà dentro e che mi faccia salire le lacrime agli occhi per le piccole cose, che mi faccia galoppare e mi faccia sentire la spensieratezza, le urla di una libertà che non conosco, le lacrime per la felicità di viverla.
Life is a blur..

16 dicembre 2011

Fallin' down..

Mi sento cadere, giù, sempre più giù, come se mi vedessi dall'alto precipitare in un burrone e mentre vado giù e giro su me stessa vorticosamente sento il rumore dell'aria che si sposta, come le pale di un elicottero che prendono velocità. Sempre più giù, sempre più buio, sempre più veloce, sempre più veloce. Ci potrà mai essere niente che mi possa far risalire? Non mi fermo, vado giù e basta, non ce la faccio, forse non voglio, fa paura risalire, fa paura andare avanti, fa paura e forza non ne ho, mi lascio andare, cadere, precipitare. Non mi basta più niente, non mi basta più il male che mi faccio, i tagli non sono più sufficienti, c'è sempre una voce che mi dice di continuare, che potrei fare di più, che potrei farmi più male, che fermarmi è sprecato, che fermarmi sarebbe una colpa, mi spinge sempre più in fondo, sempre oltre, non si accontenta, non si sazia, mi vuole sempre più sprofondata, mi accompagna in bagno a vomitare l'anima, a farmi bruciare la gola, a farmi male allo stomaco, a spingere qualsiasi cosa di tagliente ci sia intorno a me e il sangue non basta che lo veda una volta, mi dice "continua, continua.."mi martella in testa: non mi oppongo, spingo la lama e vaffanculo, stai zitta, basta che la smetti, tieniti tutto il sangue che ti pare, tutti i maledetti fottuti tagli che vuoi, tutto il vomito che chiedi, che cazzo, basta che la smetti di sussurrarmi, basta che la pianti di torturarmi l'anima. Ti puoi prendere tutto il braccio, se ti va, godici a vedermi così che forse ci godo pure io, forse mi piace, forse me lo stai facendo piacere, forse più taglio e più mi sento fottutamente libera da chissà quale cazzo di peso che mi ingombra dentro..o forse no, che me ne frega, fa quel cazzo che ti pare, ormai. Spingimi più giù, non sto cadendo troppo lentamente? Dammi una spinta, così la finiamo, l'agonia è più atroce della fine stessa, in fondo, no? Cosa vuoi? Fammi male, dai, continua, continua, non mi importa, dai, cazzo, che aspetti? O sei troppo debole per farlo? DAI, MANDAMI GIU', che non ti costa niente, quanto è profonda questa cazzo di fossa? Porgimi la lama, che ad alzare la manica non ci impiego niente: come il tossico con la spada, in cerca di un estasi che lo allevii da quello che ha dentro, dal vuoto che incombe, che pesa come un macigno, da qualcosa che mi manca, ma che allo stesso tempo è troppo di tutto, che non so gestire, emozioni e sensazioni che non so controllare, che non riesco a placare, che lascio andare troppo, che mi sovrastano e mi confondono.
A volte sento tutto, troppo, a volte non sento niente, mi annullo, mi svuoto, mi spengo, forse tu in fondo stai solo guardando e la spinta in realtà me la sto dando da sola, mentre cado mi giro a pancia in sù, ti guardo dal basso, tu sull'orlo di quel precipizio mi tieni d'occhio, non riesco a scorgerlo, ma so che hai un ghigno leggero sulle labbra, chiudo gli occhi e serro i denti, so che l'impatto al suolo sarà forte, che la schiena farà male, che si sentirà un tonfo sordo, che mi guarderai soddisfatta e contemplerai lo spettacolo per un po', prima di girarti e andare via o scendere giù a raccogliere i cocci: atterrerò a braccia aperte e l'urto mi toglierà il fiato, lo so, così serro i pugni e chiudo gli occhi...
Ciao, Rombo   :'(

13 dicembre 2011

Frammenti di libri.. (Parte 2)

Tratto da "Le pillole di Aristotele" di Lou Marinoff:
       Capitolo Quinto: "E' proprio necessario che tu soffra?"

[Cerca di immaginare un prigioniero rinchiuso in una cella con sbarre molto pesanti alla finestra, all'interno di una prigione con mura molto alte e guardie armate in ogni angolo. Ma si tratta di una prigionedavvero particolare: la porta della cella è sempre aperta, proprio come il portone della prigione stessa e le guardie armate sono lì solo per impedire alla gente di entrare, non di uscire.
Il prigioniero, comunque, è convinto che questa sia la solita prigione e così resta chiuso nella sua cella che, a dire il vero, è molto confortevole. E' ben arredata e offre numerose distrazioni: ci sono libri e CD, la tv via cavo e persino un computer. C'è un bar ben fornito, il cibo è buono e si possono ricevere regolarmente le visite dei familiari e amici. Il prigioniero deve svolgere una certqa quantità di lavoro noioso, ma può anche indulgere a interessi e hobby.
Proprio bella per essere una prigione. Eppure il prigioniero è profondamente infelice, semplicemente per la consapevolezza di essere tenuto prigioniero. Gli piacerebbe fuggire e crede che, se lo facesse, sarebbe automaticamente felice. ma ritiene anche che scappare sarebbepericoloso e - con tutta probabilità- impossibile. Così ci rinuncia. Il prigioniero fa ricorso ad una serie di altre "fughe" all'interno della cella: cibo, alcol, droga, sesso, libri, tv. Tutti questi espedienti funzionano, ma solo temporaneamente. Il ritorno alla realtà diventa sempre più doloroso, rendendo necessariamente, di volta in volta, una diversione maggiore per giungere fino alla fuga successiva. Queste diversioni lo portano anche a fantasticare su come sarebbe bella la vita al di là di quelle mura e, quindi, al rimpianto di quanto si perde restando in cella. Milioni di persone vivono in una prigione come questa. E' la prigione della sofferenza. Soffri quando subisci un torto, quando ti confronti con il male, quando sei trattato in maniera ingiusta. Soffri anche quando fai un torto agli altri e quando commetti un'ingiustizia.
Così anche tu, come il prigioniero di prima, cerchi di alleviare il malessere con distrazioni temporanee, continuando a credere di essere costretto a restare in cella. Ma è un'illusione: infatti se sei libero di uscire e di andartene ogni volta che vuoi, se solo riesci a staccarti dalle distrazioni che ti sono così familiari e comprendi che la porta è sempre aperta.
...puoi trovare una miriade di porte che conducono all'inferno, ma ce ne sarà sempre una che conduce al paradiso. Anche se tutti dicono che vogliono varcare la soglia del paradiso, molti varcano senza esitazione tutte le porte che conducono all'inferno. Forse dobbiamo imparare a conoscere le scritte sulle porte e a renderci conto che la porta della nostra cella è aperta, così da poterci lasciare alle spalle la sofferenza.]

Gemelli DiVersi - Icaro


Cerco un po’ di coraggio
mentre ti guardo da quaggiù
splendi e mi illumini ma,
lacrime di pagliaccio bruciano
dentro il volto di noi uomini
deboli e stupidi.
Spiega le ali di cera per arrivare a lei
dove l'aria è più leggera e amare rende dei

Non rinunciare mai,
apri le ali e vai,
non è l'ultima volta che cadrai ma ti alzerai,
vedrai la troverai e allora volerai,
oh Icaro!


Quante volte sfiori il sole
e rimani col cuore a pezzi,
precipiti in un mare di dubbi
sui tuoi insucessi,
solo il Signore sa quanto male
m’ ha fatto l'amore,
non ci son parole rimane tra due persone.
Ti trovi solo al suolo e
non sai più chi sei,
ti resta di lei solo di lei.
Ma io volerò una voce mi dice
farlo è possibile,
non smettere di credere
per me vuol dire vivere.

Non rinunciare mai,
apri le ali e vai,
non è l'ultima volta che cadrai ma ti alzerai,
vedrai la troverai e allora volerai,
oh Icaro!



Arrivare fin lassù non,
sai più che senso ha,
ma non vuoi di certo
vivere a metà
Verrà il giorno in cui vedrai
nel cielo solo lei e
con un battito di cuore volerai.

Tutti vogliono volare,
ma quanti sono disposti
a rischiare di farsi male, cadere,
ricominciare tanti si accontentano
solo di camminare, ma tappando le ali al cuore che cosa si vive a fare?
perchè senza amare siamo angeli a metà
a volte viene da pensare quello vero non esiste
ma il cielo è pieno di stelle e di certo
c'è una di quelle più belle che splende solo per me.
Ma è coperto da qualche nuvola passeggera
ormai non ho più paura e resisto in questa bufera.
Perchè noi persone dopo storie che finiscono,
siamo proprio come tanti Icaro che dicono.

Non rinunciare mai,
apri le ali e vai,
non è l'ultima volta che cadrai ma ti alzerai,
vedrai la troverai e allora volerai,
oh Icaro! 


P.S. Veggie, quando la ascolto mi vieni in mente tu, ti abbraccio forte.

11 novembre 2011

Starving for... life

 Forse questo post non avrà senso, forse sembrerà che dico un mare di stronzate, un sacco di contraddizioni, ma non è così, a volte c'è così poco spazio dentro me, che preferisco stare a digiuno e sentire la felicità di un attimo vissuto, che riempirmi la pancia e non sentire niente. Preferisco vivere di un'emozione che di cibo, preferisco vomitare un piatto di pasta, piuttosto che negarmi un momento di serenità durante la giornata. Non è più questione di essere arrabbiata o triste o delusa, sembra faccia parte di me, quella spinta che mi nasce dallo stomaco ogni volta che qualcosa va bene o male, ormai non ha più importanza. Sembra non mi voglia abbandonare, sembra che io non la voglia abbandonare, sembra che mi stia sempre affianco, sembra che mi tenga per mano, quasi a rassicurarmi che comunque lei c'è. Ed è vero, c'è sempre, ogni istante che ho vissuto e che vivrò, è una croce che mi sono caricata appresso, che stia bene o male, che sia felice o arrabbiata, è sempre lì a riempire quello che ho dentro, non c'è spazio per altro, ci sono solo emozioni e belle o brutte che siano, il risultato è sempre quello: se si aggiunge dell'altro, qualcosa deve andar via e quel qualcosa è inevitabilmente il cibo. Forse non sono capace di vivere in modo giusto le emozioni, forse sono troppo sensibile e le vivo troppo intensamente, le faccio talmente mie, talmente "vitali" che mi bastano quelle per andare avanti. So già tutto, so com'è, come potrebbe essere, so cosa succede, quello a cui vado incontro. Conosco il significato di ogni mal di testa, di ogni momento di debolezza o di ogni istante in cui a volte mi sento come se il pavimento mi mancasse da sotto i piedi, conosco l'esatto istante in cui decido che andrò a vomitare ed è una di quelle volte in cui non mi fermerò, in cui mi annullerò pur di farlo e non sentire il senso di colpa, la pesantezza perchè sono troppo piena di qualcosa oltre le emozioni. Ormai non ha più importanza cosa sia, se sono triste, vomito, se sono arrabbiata, vomito, se sono felice vomito, se sono qualsiasi cosa, la fine è sempre quella. Sarò cinica, superficiale, ma anche quando stavo bene, alla fine il pensiero era sempre lì, girava comunque intorno all'anoressia, al peso e a tutte queste stronzate, quindi pensarci per pensarci tanto vale..
So che è sbagliato, so che non è sano, so che mi faccio male, ma forse è l'unico modo per stare un po' più tranquilla. Forse semplicemente non me ne frega un cazzo se vado a ficcare la testa nel cesso per vomitare, forse non me ne frega quanto faccia male tagliarmi, alla fine lo faccio per questo, no? Per sentire qualcosa, per sfogarmi, per vedere che mi posso far male, per farlo e basta, perchè sono così. A volte sento che c'è qualcosa in me, qualcosa di così forte che qualsiasi cosa succeda ci posso star male, ok, ma alla fine c'è come una sorta di istinto di sopravvivenza che mi spinge da solo a rialzarmi, come se mi venisse naturale, come se qualcosa dentro me abbia sempre la forza di stare a galla, di venirne fuori. Prima lo ignoravo, mi spingevo da sola a fondo, ora non voglio più farlo, voglio fare le cose che mi rendono felice e se questo significa che se un giorno sono contenta, non c'è spazio per un piatto di spaghetti, cosa me ne frega, alla fine? Mi sto arrendendo? Va bene, ok, hai vinto tu, tanto vincerai sempre tu, questo è il mio compromesso: ti permetto di portarmi in bagno, di non farmi mangiare, di sentire la fame, d'altra parte io sento le emozioni, sento la felicità e soprattutto non mi faccio fuori, mi godo gli istanti facendo quello che voglio io, senza sentirmi in colpa se sono felice, senza pensare se sto compiacendo o meno gli altri. Voglio vedere cosa succede così, forse è così che deve andare, forse è l'unico modo per godermela un po' questa vita, l'unico modo in cui sono capace di viverla.

19 ottobre 2011

Again..


Breathe me - Sia

Help, I have done it again
I have been here many times before
Hurt myself again today
And, the worst part is there's no-one else to blame

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me

Ouch I have lost myself again
Lost myself and I am nowhere to be found,
Yeah I think that I might break
I've lost myself again and I feel unsafe

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me

16 ottobre 2011

Come quel giorno..

Oggi sto bene, oggi mi porto qualcosa dentro che mi dà carica, oggi ho voglia di provare emozioni, di sentire i brividi, di farmi battere forte forte il cuore, di respirare l'aria che mi accarezza, di vedere posti che mi sazino la vista e che mi facciano emozionare. E' uno di quei giorni in cui mi sento, mi voglio sentire, non mi faccio fuori, non mi annullo, non ho paura di quello che potrei provare facendo qualcosa solo per me, perchè mi piace, perchè mi va.
Oggi mi ricorda molto il primo giorno che ero in ospedale: avevo compreso a cosa stavo andando incontro, mi ero resa conto che ormai ero diventata come un treno in corsa che andava diretta verso la morte e nemmeno me ne rendevo conto o forse inconsciamente si, sicuramente. Dopo che passai la prima notte lì, la mattina dopo cominciai a pensare a tutto, ai giorni inizialmente pieni che l'anoressia mi tendeva su un piatto d'argento, la voglia di fare, di spaccare il mondo, la merea illusione di bastare a me stessa nel vero senso della parola: potevo tutto, potevo sempre, potevo e basta. In fondo non mi rendevo conto ancora che questa "felicità" altro non nascondeva la rabbia, la forza distruttiva che volevo urlare, l'ira che provavo verso mia madre che aveva osato un gesto che io tradussi in abbandono. Cominciò così, il 10 luglio del 2004, quando la trovai semi svenuta in camera per aver abusato di uno psicofarmaco, la trovai io, la trovavo sempre io, come se avessi un sesto senso nel salvarla, lei verso di me non lo ebbe, ma era inevitabile. Quel giorno non mangiai e nemmeno quello successivo, poi associai la rabbia verso di lei ad una sorta di indipendenza che non avevo mai avuto, che non mi era mai stata concessa, capii che avevo il diritto di avere i miei spazi, la mia camera la sentii più mia, capii che se non avevo voglia di mangiare potevo dire di no..o far finta di farlo. Avevo il diritto di mentire, di tenere un segreto solo per me, senza sentirmi in colpa se non lo raccontavo a lei come sin da piccola facevo. La rabbia era la mia giustificazione, il suo gesto me ne dava il pretesto: in fondo lei si era presa il diritto di morire, perchè io non mi potevo prendere il diritto di non mangiare? Era la stessa cosa, solo che in quel momento ancora non lo vedevo, accusavo lei di un gesto ingiusto nei miei confronti, ma io stavo facendo esattamente lo stesso. I primi tempi andarono così, con un equilibrio precario in casa, ma dentro di me sentivo che niente poteva scalfirmi, poi inevitabilmente tutto cominciò a crollare, i miei pensieri sempre più ossessivi, i miei digiuni altrettanto, mio padre ormai sapeva e quindi non dovevo nascondere più niente. Cominciai a spegnermi, ma la consapevolezza che dentro stavo morendo la tenevo ben nascosta, tra bugie dette a me stessa e la felicità di diventare sempre più invisibile. Non ho mai avuto il problema di ammetterlo, parlando se capitava lo dicevo e come non lo nascosi a mio padre, non lo feci nemmeno col mio ragazzo. Ma il vortice continuava, i problemi ovviamente cominciarono a farsi sentire, la debolezza anche. Il problema era che tiravo comunque avanti, la forza la trovavo, anche se ero stanca, ero stufa marcia di tutti quei pensieri, delle solite cose, degli orari che dovevo per forza rispettare altrimenti andavo in panico, una vita sociale pari a zero. Avevo paura di tutto, di uscire, di prendere la macchina, di alzarmi per fare la doccia, di qualsiasi cosa..il giorno passava così, la sera andavo a letto pensando "domani non mi alzo", le forze ormai erano andate. Poi un giorno mio padre mi portò da un dottore che odiai con tutta me stessa e non glielo nascosi, mentre mi visitava gli dissi cose cattive, ma doveva esserci abituato.. Il giorno dopo mi fece ricoverare d'urgenza nel reparto di psichiatria. La mattina successiva era come se all'improvviso tutto fosse chiaro, tutto, qualsiasi cosa, quella mattina e molte altre ancora ogni volta che alzavano le tapparelle e vedevo il sole, piangevo. Ero felice, ero contenta, ero entusiasta. Mi promisi di vivere sempre così, di non lasciarmi mai scappare niente, nessuna emozione, nessuna cosa da poter fare, di seguire ciò che mi diceva il cuore o qualsiasi altra particella di me. me lo promisi quel venerdì di febbraio del 2006...poi me ne dimenticai. Sicuramente un annetto passò, poi seguire il mio istinto, seguire la mia voglia di fare divenne sempre più sporadico, infine diventai normale, come tutti: mi spensi. Oggi non è stato così, oggi ho voluto vivermi tutto, ho voluto vedere la spiaggia di un'estate fantastica, della mia prima estate da nuova vita, ho sentito le emozioni e ci sono stata bene, le ho ritrovate e come quel giorno mi sono commossa nel vivermele. Ho ricordato che ho qualcosa dentro, che ho bisogno di emozioni per star bene, di una vita frenetica, di una vita tranquilla, di una vita felice, ma anche arrabbiata a volte, ho bisogno di correre o anche solo di stendermi sotto il sole, ho bisogno di agire o di prendermi il mio tempo, voglio dettare le regole, ma mi piace anche essere presa e accompagnata per mano, voglio sempre sentire qualcosa che mi esplode nel petto, che mi sappia sempre di nuovo, di fresco. Vorrei farcela, lo voglio.

12 ottobre 2011

Senza fiato..


Mi sento persa, svuotata, stanca, infelice, triste..sperduta. Mi sento impaurita, mi sento male, mi sento piena e mi sento vuota, mi sento affamata, mi sento già sazia di quello che non ho. Mi sento stufa marcia di me, della mia stanchezza dentro, del mio pensare, del mio interrogarmi, del mio riflettere e non agire. Delle mie paure, della mia felicità che non trovo..come quando si scava per trovare dell'acqua: si sa che manca poco, ma quel poco non finisce mai. Invece manca tanto, manca troppo, non sto a niente e ciò mi fa male, mi sfianca, mi fa perdere la voglia di continuare a scavare, mi toglie completamente tutte le forze, mi fa sentire che non ho niente tra le mani..ed è così, se le stringo non c'è niente, solo aria. Mi sento persa, abbattuta, sconfitta. Ok, posso sopravvivere anche da sconfitta, no? E' ormai quello che faccio tutti i giorni, arranco e cerco qualcosa che non riesco a trovare. Non ho pace, non ne ho da un po' ormai, so solo farmi male, so solo sentire che nel petto c'è qualcosa che mi stringe forte e mi fa male, mi fa tanto male. Stringi se vuoi, qualsiasi cosa sia questo dolore..continua a stringere fino a che non avrò più fiato, poi a quel punto avrò solo due possibilità: fare un bel respiro per prendere aria..o smettere di respirare.

                                                                                                                                                                     
Sono riva di un fiume in piena
Senza fine mi copri e scopri
Come fossi un'altalena
Dondolando sui miei fianchi
Bianchi e stanchi, come te - che insegui me.
Scivolando tra i miei passi
Sono sassi dentro te – dentro me
Se non sei tu a muoverli
Come fossi niente
Come fossi acqua dentro acqua

Senza peso, senza fiato, senza affanno
Mi travolge e mi sconvolgi
Poi mi asciughi e scappi via
Tu ritorni poi mi bagni
E mi riasciughi e torni mia
Senza peso e senza fiato
Non son riva senza te

Tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you

Se brillando in silenzio resti accesa dentro me
Se bruciando e non morendo tu rivampi e accendi me
Stop burning me!
Dentro esplodi e fuori bruci
E ti consumi e scappi via
Stop burning me!

Mi annerisci e ti rilassi e mi consumi e torni mia
Stop burning me!
GET OUT OF MY HEAD
GET OUT OF MY HEAD
GET OUT OF MY HEAD
GET OUT OF MY HEAD
Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
No, please, don't tell me now (touch me)
Tell me how am I supposed to live without you

7 ottobre 2011

Andata in fumo

Inizio a scrivere e già vivo di sogni, immagino e vorrei trascrivere scene che mi appaiono in mente, paesaggi, situazioni e luoghi che vorrei facessero parte della mia realtà..ma non è così. So, ne sono pienamente cosciente che sto vivendo di fumo, fumo acre di quello che incessantemente e ostinatamente ti brucia gli occhi fino a farteli lacrimare. Ma non è il fumo, sono io. Piangerei ugualmente anche se fosse una splendida giornata di sole, o una notte limpida e fresca piena di stelle. Il mio cuore è in fumo, la mia anima è in fumo, io sono in fumo dentro. Completamente, intensamente grigio; nemmeno nero che significherebbe rabbia di quella cattiva e vendicativa, no, solo un semplice e orribile e insipido grigio fumo intenso, pesante, compatto, pungente. Lo vedo, come un nuvolone grande che invade tutto, che occupa tutto. So che dietro c'è qualcosa, dietro c'è sempre qualcosa, anche il cielo più cupo e buio nasconde la luce, so che in fondo a quel grigio le emozioni ci sono, sono lì, ma non le percepisco come vorrei, non le vivo, le vedo, le riconosco, ma non me le godo, lascio che ci divida questa coltre di fumo e lascio che sia lei a prevalere. Appena sfioro un'emozione, lascio che si interponga il grigio perchè non sono forte abbastanza da voler essere felice di aver provato qualcosa, non sono abbastanza coraggiosa, non voglio lasciarmi andare, non posso permettermelo. Mi fa paura, tanta, mi fa tremare dalla paura, mi fa contrarre i muscoli e mi fa tendere come una tigre che si prepara all'agguato, in questo caso il mio agguato sono io: mi attacco da sola, da sola riesco a farmi fuori. Dico che voglio vivere di emozioni, dico che ne ho bisogno, ma in fondo le vivo già, ogni giorno, dalla più banale alla più forte, ma questo mi fa una fottuta paura e perciò mi è più facile negare che lo stia già facendo per non affrontarle. Vivo in un continuo di illusioni e di sogni che vorrei fossero realtà. In verità i miei sogni son troppi, tutti diversi, tutti liberi e al contempo incatenati. Mi sto distruggendo e nella maniera più dolce che ci possa essere: sognando. Vedo qualcosa e sogno di poerla avere io, ma non parlo di oggetti, non intendo in maniera materialista, parlo di libertà dell'anima, parlo di leggerezza in me stessa, semplicemente di felicità, quella che ora non ho, che nessuno può darmi, che per forza dovrò trovare in me stessa, per quanto faccia male, per quanto sia dolorosa la ricerca e per quanto questa comporti fatica e tenacia e dolore e rinunce. E' strano, dover cercare la felicità in un modo così spietatamente sofferente, è ancora più strano che lei non mi appartenga, che non sia naturalmente mia, che non faccia parte di me. E se anche così fosse, dov'è ora? Dove l'ho perduta? In quale sentiero l'ho lasciata indietro? Non posso tornare indietro a prenderla, la strada è troppo tortuosa per farla a ritroso, rischierei di perdermi anche una volta ritrovata e così poi la perderei nuovamente. Potrei cercare di far crescere qualche pezzettino di pseudo felicità che ancora aleggia nel mio cuore, ma non c'è niente in me stessa che mi dia la forza di farlo, fuori è inutile cercare, so che deve partire da me per forza, prenderlo dall'esterno sarebbe solo una merea illusione, l'ennesima, e avrebbe la durata di un sospiro, di quelli che si esalano in quel secondo in cui si ha appena attraversato una magnifica, breve esperienza di qualsiasi tipo, che abbia dato la sensazione di essere vivi, e quest'attimo dura pochissimo, solo il tempo di accorgersene a mala pena. Non ne sono capace, di godermi la consapevolezza di essere libera, mi dimentico di esserlo, me lo devo ricordare continuamente, scordandomelo ripetutamente. Non sono felice, ecco la realtà, o a volte lo sono ma non nel modo che vorrei, non nell'intensità e nella maniera di vivermi questo benessere, mi anestetizzo, mi svuoto, non mangio o vomito, tanto vuoto per vuoto poco mi cambia, poco mi importa. Forse un giorno ci sarà, quel qualcosa che nascerà in me, che io lo cerchi o che nasca da solo, sboccierà da tutto questo grigio che mi fa lacrimare gli occhi, che mi soffoca il respiro, che mi annienta dentro, forse un giorno..

27 settembre 2011

Illusioni senza ali

Ora basta, come si può vivere così, come si può pensare di andare avanti così, con questa cosa che mi preme e va e viene a tratti, non reggo più..ho un'angoscia dentro, mischiata a rabbia, rimpianto e tanta voglia di piangere.
non c'è niente nella vita, niente che mi scuota, niente che mi faccia venir voglia di provare emozioni, trascorro i giorni aspettando qualcosa, nel frattempo mi crogiolo in sogni e ricordi di una vita vissuta e di quella che vorrei vivere, ma appena apro gli occhi, è sempre lo stesso paesaggio, la stessa realtà, niente di nuovo, di carico, che mi faccia sentire una luce dentro. L'unica emozione che provo è quando immagino che le cose potrebbero essere diverse, ma mi sento legata, non libera, carcerata in me e nelle cose che mi circondano, come se vivessi nella speranza e che questa illusione mi mantenga in piedi, ma è solo una schifosa illusione, è solo tutto frutto della mia immaginazione, che poi non immagino niente in fondo, niente di concreto, solo emozioni, sensazioni che vorrei provare, mi basta quello.  Qualcosa che mi sconvolga, che ogni giorno sia nuovo, che ogni giorno possa provare qualcosa di forte, di potente solo per me stessa, ma forse chiedo l'impossibile, alla fine la vita è fatta di routine, delle stesse cose, forse chiedo troppo, forse mi devo abituare al fatto che quello che desiderio non si possa avere, perchè semplicemente nessuno in fondo ce l'ha, vivere di emozioni non è possibile, seguirle non è possibile, fare quello che ti dettano dall'anima non è possibile, forse devo semplicemente accontentarmi di vivere quello che viene dall'esterno e provare emozioni solo per questo, non per niente che venga da dentro me, perchè è così che funziona, le cose arrivano dal mondo e poi ci si sente tristi o arrabbiati o felici, ma non succede che da un'emozione che si prova si faccia qualcosa nel mondo. Un atteggiamento un po' passivo, è vero, ma mi sono quasi convinta che il turbinio di emozioni di cui sono alla ricerca non possa crearmelo da sola e ad aspettare non penso succeda niente, mi dovrò accontentare di queste pseudo sensazioni che la vita monotona e confusionaria e noiosa e leggermente movimentata a volte mi propone, senza fantasticare di altro, dovrei volare basso, rasoterra, diciamo proprio camminare e già che sto camminando che me ne faccio delle ali se volare non mi è possibile? Le poggio qua, in un angolino, si riempiranno di polvere, me ne dimenticherò e col tempo si rovineranno e diventeranno rigide, scolorite. Poi un giorno le troverò, rovistando tra vecchi ricordi e le prenderò in mano, le soppeserò e le guarderò di sbieco, mi arrabbierò perchè avevo qualcosa che non potevo usare, mi arrabbierò con me stessa e col mondo o chi per lui che mi ha fornito queste ali inutilmente, piangerò perchè questi tempi saranno ormai andati, piangerò perchè quelle ali sono andate sprecate e non poteva essere altrimenti, piangerò perchè ho sempre preteso troppo da me stessa, non mi sono mai accontentata, perchè ho sempre voluto di più, ma non per ingordigia o egoismo, semplicemente perchè la monotonia mi uccide, perchè vivo di emozioni, ma non ne trovo da nessuna parte, perchè rovisto sempre nello stesso schifo, mi sento triste e spenta e vomito continuamente questa infelicità, ma un rimedio non lo troverò mai. Quelle ali stanno lì, ferme come me, tatuate sul braccio, prima potevo leggerci "life" in mezzo, ora mi viene una gran voglia di ribaltarlo, ma non importa, andrà avanti così, forse un giorno non mi preoccuperò più di niente e potrò indossare quelle ali, provare a farci un salto, a planare sulla superficie di un lago in mezzo alle montagne. Forse un giorno mi guarderò indietro e dirò che di tempo ne ho sprecato tanto, negli anni migliori, li ho buttati al vento, dirò che son stata troppo poco per me, che non ho Vissuto, che non ho seguito i miei stupidi sogni, che non ho urlato contro il mondo quando ne avevo voglia, che non mi sono arrabbiata abbastanza quando ne avevo il diritto, che non ho gioito a sufficienza quando era il momento, che semplicemente non ho volato, le ho lasciate rovinarsi quelle ali..un giorno dirò così, ora quello che cerco mi sembra così lontano e fuori dal comune che mi chiedo come possa immaginare qualcosa che in fondo non vedo e non posso avere. Non importa, al posto che planare sul lago di montagna, mi siedo qui in riva al mare, l'acqua è limpida e calma, il sole sta calando e dona al cielo quel leggero colore rossastro con sfumature arancioni. Le barche ormeggiate ondeggiano leggermente sull'increspatura della superficie dell'acqua, fa fresco, c'è quella brezza di fine estate che sa di aria leggera e ti fa respirare a fondo i profumi del mare, non odo rumori, solo a volte l'acqua che si poggia sulla riva accarezzandola dolcemente, mi rilassa, poggio la testa sulle ginocchia e guardo l'orizzonte, mi chiedo cosa ci sia da quella parte, piango, non so perchè, ma piango, piano in silenzio, scendono le lacrime. Si ferma il tempo, penso a quelle ali lasciate in quell'angolo, mi rannicchio e le lascio lì..

25 settembre 2011

Nostalgia..

Ci son giorni che mi assale la nostalgia di tutto, di cose vissute e di cose che non vivrò mai, di strade percorse e di quelle che ho abbondanato, di scelte fatte e di quelle mai intraprese. Ci son giorni che mi assale una malinconia così forte che fa così male che penso sia un dolore più grande di tanti altri che ho già vissuto perchè è un dolore così profondo e fitto che penso possa fermarmi il cuore da quanto è straziante. E' una nostalgia che mi prende di tanto in tanto, una nostalgia che credo faccia parte di me, ma che vorrei non esistesse, vorrei non conoscere questa sensazione, perchè è una sensazione di sconforto, di infelicità, di paura, di tristezza, di dolore, di impotenza. E' qualcosa che mi blocca, mi fa mancare la forza di voler continuare, di voler lottare ancora, qualunque sia la battaglia, mi fa sentire triste, mi fa sentire senza forza, senza volontà, mi fa sentire talmente giù che il desiderio di provare una felicità per qualcosa, mi sembra così lontano e irraggiungibile, che mi abbatto ancora di più proprio perchè so che non è facile da raggiungere, quella felicità che a volte mi appare nei sogni. Forse sogno troppo, sogno troppo alto, sogno cose che non posso avere, che non potrò rivivere. Mi aggrappo ai ricordi così fortemente che non accetto che siano e rimangano solo ricordi, ho bisogno di farmi sogni nuovi, di poter fantasticare su cose future e non su quelle passate.
In realtà un sogno ce l'ho, un qualcosa che vorrei fare nella mia vita: vorrei intraprendere un viaggio in solitario a cavallo, ma forse tra qualche decina d'anni mi renderò conto che era solo un sogno di quelli che fanno le ragazzine adolescenti, quando pensano di poter fare tutto nella vita, quando si ha ancora l'innocenza di credere di essere le persone più forti su questa terra, quando ancora non si conosce la vita, quando ancora non si è state travolte dallo schifo che ci riserva l'esistenza. Quando ancora non si conosce la vera tristezza, l'angoscia, la malinconia, il dolore che ti lacera il petto, quando non si hanno pensieri, ma si ride e basta, solo per il gusto di ridere. Ora non è più così, è vero, magari rido e posso pure essere felice a momenti, ma c'è sempre qualcosa dentro che mi stringe il cuore, qualcosa che non riesco a mandar via, qualcosa che ancora mi fa sentire sempre piena, qualcosa che mi impedisce di vivermi e godermi la giornata, qualcosa che non mi ferma dall'andare a vomitare, qualcosa che dentro mi fa sentire spenta. Sopravvivo per ora e penso che forse un giorno passerà, forse un giorno la nostalgia scomparirà, la malinconia e la tristezza se ne andranno e forse così mi sentirò un po' più leggera dentro, più libera, semplicemente più felice.

4 agosto 2011

Bianco- azzurro

Meno male che non ho mangiato, vomiterei anche l'anima, se ne è ancora rimasto qualcosa. Ormai la sto consumando e sinceramente non me ne fotte un cazzo di niente. Vorrei sparire, eclissarmi, non sentire niente, anestetizzarmi, annullarmi, non essere nient'altro che niente. Sono stanca di questa rabbia, ma forse in fondo è l'unica cosa che mi mantiene ancora in piedi, l'unico stimolo che sento dentro e mi ha stancata.. Vorrei poter vomitare tutto, emozioni, sensazioni, sensi di colpa, tristezza.. tutto, completamente. Ma ogni volta che esco dal bagno è sempre la stessa cosa ormai.. a volte vorrei finisse subito, altre non riuscirei mai a fermarmi, se non fosse che appunto, l'anima non la posso gettare nel cesso. Non  me ne fotte più niente, non ho voglia di rialzarmi, non ho voglia di provarci ora, mi lascio sprofondare, mi lascio andare, tanto a sopravvivere durante la giornata ci si riesce sempre, un sorriso di qua e uno di là e la giornata scorre uguale a tante altre.. Tanto, sorridere per cosa? Il peso dentro al petto e il groppo in gola lo sento sempre e comunque, lo stomaco è sempre pieno di qualcosa che non è cibo, qualcosa che ti sazia più di qualsiasi altro piatto appetitoso che ci possa essere, qualcosa che ti fa sentire sempre troppo: troppo stanca, troppo grassa, troppo arrabbiata, troppo piena, troppo sazia, troppo di qualsiasi fottuta cosa, emozione, stato d'animo..
La mattina è la parte peggiore della giornata, perchè nonostante faccia caldo appena sveglia, sento un freddo dentro che mi ghiaccia, parte sin dalle ossa e sale sulla pelle, mi fa tremare, mi fa venire i brividi.. conosco questo freddo, lo conosco bene, so che anche sotto il sole non passerebbe,  è la parte dentro me che pian piano si sta raffreddando, si sta lasciando andare.
Si lascia cadere in un posto di quel bianco azzurro come il ghiaccio, in quel posto dove non c'è niente, quel posto duro e freddo lontano da tutto e da tutti, lontano da me, quel posto talmente bianco e limpido che mi acceca, non c'è il sole, si vede solo tutto questo immenso chiarore, che a prima vista può sembrare un luogo adatto dove trovare la pace, ma alla fin fine tutto questo bagliore stanca, non fa vedere nient'altro che ghiaccio, una distesa sconfinata di ghiaccio. Sono stesa a terra e guardo il cielo: è bianco azzurro. Giro la testa a destra e a sinistra: lo stesso colore bianco azzurro, sotto la schiena sento il duro del ghiaccio, è viscido, leggermente umido, di uno strano bianco opaco, non ne percepisco il freddo, ma sfiorandolo, sulla punta delle dita e sul palmo della mano sento che è gelido.. nonostante sia un posto così limpido e chiaro, mi sembra di stare nell'oscurità più profonda. Sto ferma, immobile, sempre stesa a terra, non mi va di girarmi, non  mi va di alzarmi, di mettermi a cercare: da qui, fin dove riesco ad arrivare con lo sguardo, fino all'orizzonte, non c'è assolutamente niente. Aspetto, che cosa non lo so, ora non ho forza, sto stesa e basta, lascio vagare lo sguardo, a volte fantastico qualcosa che intorno non c'è, mi immagino emozioni che non provo, lascio libera la mente, ma quando torna indietro, il paesaggio è sempre quello, il bianco è bianco, il freddo è freddo e il niente rimane niente. Mi sento tanto triste.. forse le lacrime che scendono sono il gelo che a volte riesce a sciogliersi dentro me... ma fa ugualmente freddo.
Guardo il cielo sopra di me, mi sento sempre più triste.. sempre più triste..chiudo gli occhi.

17 luglio 2011

Spegnermi

Vorrei tanto sparire, non esistere più..volatilizzarmi. Vorrei non alzarmi la mattina, vorrei non dover far niente, solo spegnermi. Non ho forza per affrontare i giorni, non ho la voglia di farlo, sono solo tanto tanto stanca. Ogni mattina è la stessa schifosa sensazione di pesantezza nel petto, un macigno che non riesco a staccarmi di dosso, ogni mattina un attimo prima di aprire gli occhi, già lo sento, è lì, pronto a non farmi respirare. Mi sento stanca di qualsiasi cosa, arrabbiata per qualsiasi cosa e mi sento tanto triste, quella tristezza profonda che ti parte dal cuore e pervade tutto il corpo e la mente. Ho perso  la pace, la tranquillità di vivermi i giorni in modo pacato, senza pesi, senza sensi di colpa, senza bisogno di farmi male per sfogare qualcosa che mi ferisce dentro. Forse non l'ho mai avuta veramente, ma credo che a volte ho avuto l'illusione di averla..invece ora è tutto così buio, grigio e pesante, che non mi va neppure più di pensare di combattere..non ne vale la pena..meglio lasciarmi andare..sarà pure più facile e vigliacco, ma tanto non devo dar conto a nessuno, se mi voglio distruggere mi distruggo, che importa? Mi viene da andare a vomitare? Ci vado, senza farmi tanti problemi sul perchè, ci vado quando mi pare, non riesco più a sopportare niente, sento solo tante bastonate sulla schiena, ma io sono già a terra, che motivo c'è ancora da farmi andar più giù? Tanto non ho forza per rialzarmi, me ne rimango sdraiata con la faccia a terra e aspetto che passi..nel frattempo spero tanto di addormentarmi, così non devo sentire nient'altro e non voglio nemmeno sognare a dire la verità..tanto, o sono incubi o sono sogni e se sono sogni, tornare alla realtà farà ancora più male. L'altra notte ho sognato di andare a cavallo al galoppo, ho provato una sensazione di totale benessere, che quando mi sono svegliata e mi sono accorta che non era vero niente, mi sono sentita più triste di prima, ho provato nel sogno un'emozione che nella realtà me la scordo. Vorrei solo essere libera nel cuore e nella mente, libera da me stessa, dagli altri, dai pensieri..da tutto.. Libera da questo peso, dalla forza che non ho.
Sono troppo stanca, voglio solo spegnermi..

13 luglio 2011

Bastarmi..

A volte ho l'impressione, anzi la certezza che non mi basti, che non basti a me stessa. Ho l'impressione che mi manchi quel qualcosa che forse normalmente bisognerebbe avere, quel qualcosa che mi faccia accettare me stessa per quello che sono, con tutte le mie emozioni e stati d'animo. Non parlo dell'accettarsi fisicamente, parlo proprio del sentire le mie emozioni e viverle normalmente e non facendomi fuori, parlo del vivere le mie emozioni senza il bisogno che mi spinge ad andare in bagno, senza legare le mie emozioni al mio stomaco, ma vorrei che si fermassero nel cuore, tenerle lì e godermele,belle o brutte che siano, non avendo la necessità di vomitarle fuori. Vorrei che i pensieri non si collegassero al mio assurdo bisogno di farmi male, vorrei trovare quel qualcosa per cui valga la pena di avere questa vita, come dice la Nannini in una sua canzone, ci sarà pure quel qualcosa che mi spinga in avanti in modo sano e non in modo sbagliato, che mi dia la forza la mattina di alzarmi e sorridere nonostante tutto, che mi scuota che mi dia quel qualcosa in più, che mi convinca che vale la pena di viverle queste emozioni, questi pensieri, che lo so che andando in bagno a vomitarli non risolvo niente, però intanto ci vado. Mi sento troppo piena di tutto, troppo stanca per sopportare altro, troppo stufa per caricarmi anche il peso di me stessa, dei miei pensieri e dei miei stati d'animo incostanti e confusi, rabbiosi e depressi, aggressivi e spossati. Ma nonostante tutto, non sono abbastanza forte per fermarmi prima di attraversare quella dannata porta e pensare a me, penso invece che sia una buona alternativa da fare, alternativa a cosa ancora non l'ho capito, però è quello che mi viene in mente. Basta un pensiero, che dopo due secondi non mi ricordo nemmeno più quale fosse, però è bastato a farmi saltare il pallino di andare a vomitarlo  e una volta che l'ho preso in considerazione è come un martello che batte incessante e mi dice "vai, vai, vai.." e io penso che non ci voglio andare e mi inchiodo alla sedia, ma quel martello continua a battere e insiste "vai, vai, vai.." e automaticamente comincio a sentirmi piena, nella pancia, nella mente, dappertutto e diventa così insopportabile che cedo e accontento quella parte di me che vorrei strapparmi da dentro e gettare via, dimenticarla. Odio quel "vai, vai, vai.." incessante, come la goccia che corrode la roccia, alla fine mi sta corrodendo, mi sta togliendo le forze da dentro, piano, piano, ma inesorabile. Non posso pensare a niente che subito mi scatta il pensiero di andare a vomitare, non posso sentirmi bene e non posso sentirmi male..in effetti alla fine è questo: non sentirmi, mi anniento, mi annullo. In fondo il vomito cos'è, se non una droga che mi anestetizza da me stessa? Una valida alternativa al non sentirmi così..così in generale. Una cosa da fare, un'abitudine, una tappa nell'arco della giornata. Più di una tappa, veramente..facciamo anche due..giusto per rovinarmi ben bene lo stomaco e l'esofago..ora divento cinica, lo sento..per fortuna ho già vomitato, mi sono tolta il pensiero, posso permettermi di sentire la rabbia senza il chiodo fisso che poi devo andare a vomitarla. Sono stanca..stanca di vomitare, stanca di non voler smettere (inutile scrivere il verbo riuscire, evidentemente non lo voglio, vero?), sono stanca di sentirmi piena, satura di tutto e sono stanca, cazzo, sono stanca di essere stanca. A volte penso che basta, da oggi mi vivo le emozioni così come vengono, quali che siano e al momento, lì per lì, mi sembra un'ottima cosa..poi mi salta un pensiero in testa e contemporaneamente il bisogno di vomitare, cerco di ricordare quale cazzo di pensiero schifoso fosse, mi scervello, ma niente..il vuoto assoluto, non voglio ricordarlo..ricordarlo significherebbe poterlo analizzare e affrontare in maniera sana, razionale..allora penso, che cazzo, nel frattempo vado a vomitare, ormai..poi ci penserò..
Non che voglia grandi cose..vorrei solo essere libera, respirare a fondo, sentire l'aria che mi scorre dentro, quella brezza leggera che quando entra nei polmoni, comincia a scorrere nelle vene, come un pizzicore che dà il gusto di respirare ancora, di assaporare ancora un po' il benessere di un semplice respiro. Quell'aria che dà una leggera scarica di adrenalina, che può anche far pensare che in fondo è bella la vita, senza pensieri, senza malesseri, senza strani bisogni di farmi fuori, di farmi male, di vomitare. Vorrei godere un po' di più delle piccole cose, se un giorno ci riuscirò, so che guardandomi indietro vedrò che ho perso solo un sacco di tempo, un enorme quantità di tempo prezioso che mai nessuno mi ridarà, che tutti i minuti passati a vomitare potevo spenderli godendomi qualcosa di bello. Ma queste sono solo tante cazzate moraliste, stasera sarà lo stesso o domani, chissà, devo darmi tempo e imparare che basto a me stessa, che sono io quel qualcosa per cui vale la pena, e questo è un pensiero totalmente razionale, parte dalla mente e dovrebbe partire dal cuore. Dovrei sentirmi di più, non annullarmi, non essermi indifferente, dovrei tagliare quel filo che lega un pensiero all'andare in bagno, dovrei disintossicarmi da questo. Dovrei disintossicarmi dalla me stessa lesionista, dovrei prendere le cose con più semplicità e un tocco di egoismo in più...
Dovrei tante cose, dovrei..

2 luglio 2011

Oggi non ho tempo..oggi voglio stare spento..

Oggi è uno di quei giorni da non rivivere..uno di quei giorni in cui penso che mai e poi mai potrò più risalire, in cui tutto mi opprime, mi schiaccia e mi soffoca come mai penso sia successo. Oggi è uno di quei giorni che dura da troppi giorni, uno di quei giorni fatto da infinite ore che si susseguono senza sosta, scanditi dalla notte e dal giorno, dal sorgere del sole e dal chiarore della luna che però non servono a distinguere il lunedì dal martedì o il sabato dalla domenica. Tutto è uguale, la notte è notte e il giorno è ugualmente notte..è talmente buio che il sole lo scambio per la luna e il mio cuore è così pesante che non riesce a vedere il cielo azzurro di fine giugno. Il mio animo è così triste che tutto è grigio come fosse una cupa giornata di novembre, in quell'ora del pomeriggio dove ormai è quasi notte ma il cielo non è proprio buio da poter vedere le stelle, è grigio, tetro e così offuscato che sembra ti stia ad un centimetro dalla testa. Oggi è un brutto giorno, un pessimo giorno..di quelli che mi sento morire dentro e il freddo mi ghiaccia le ossa anche se fuori ci sono 30 gradi. Oggi è un giorno come ieri e come domani in cui le lacrime non si contano e non si consumano mai. Il peso che mi affonda non si placa e non so come farlo alleggerire almeno un po'. Oggi è un giorno in cui mi sento così pesante dentro che non riesco a mandar giù niente, in cui la mia mente è talmente lontana e confusa che non manda impulsi al mio corpo se non quello di piangere e piangere. Il letto è l'unica possibilità che prendo in considerazione, perchè fuori fa troppa paura e troppo dolore..fa troppo male uscire e affrontare il mondo, perchè aldilà di quelle mura avrei bisogno di troppa forza per fare anche solo un passo verso una qualsiasi meta, la forza l'ho finita, esaurita in una della ultime lacrime, è troppo fievole per risalire verso il cuore e dargli la forza di combattere contro la vita o i pensierei che mi vogliono affondare, contro il mio farmi male inesorabile, sbagliato e meschino che mi distrugge ancora di più. Ma non basta mai, ho la strana abitudine di aggiungermi dolore al dolore, il paradosso di farmi male più sto male..ma come si fa a risalire? Non lo ricordo più..sembra così difficile e lontano riuscirci, così impossibile..Ancora devo toccare il fondo per risalire? Mi sento una morsa forte forte nel petto, un dolore insostenibile..ho la sola sensazione che abbandonarmi sarebbe la miglior cosa, certo la più facile e vigliacca, ma quando non si hanno più le forze, cosa rimane?
Oggi è un giorno che vorrei non rivivere mai, oggi è un giorno che il petto me lo sento talmente schiacciato che non capisco come faccia a respirare, oggi è un giorno di quelli dove i miei unici sfoghi sono i più sbagliati: quelli che uso per scacciare il dolore che ho dentro, quelli dove combatto contro me stessa cercando una tranquillità che non dura neanche più un secondo: come una dose per il tossico che a lungo andare non basta mai, oggi la lama non sembra abbastanza affilata e il vomito non sufficiente a farmi svuotare di questa angoscia. Oggi è uno di quei giorni orribili in cui non credo nella vita o nella felicità o nella pace, vorrei solo sfogare questo peso da dentro..in qualsiasi modo, basta che se ne vada, qualsiasi modo purchè mi lasci in pace, qualsiasi modo pur di poter dire ok, ce la posso fare. Come si fa? Se mi guardo dentro vedo solo buio, un enorme voragine buia, non fa paura, ormai la conosco, ma fa male..tanto male..vorrei mandar via questo male.
Oggi è un giorno da non vivere, da star spenti che tanto tutto è inutile..ho tanto freddo dentro..

8 giugno 2011

Nesli - Parole da dedicarmi



Non sarà il buio a far dormire la mia anima
non sarà un foglio pieno di frasi che racconterà
di me come di te in fondo di molto poi non cambia
lo stesso cielo, stesso mondo con la stessa rabbia
eh già, vorremmo che potessero tutti sentire
le nostre voci e quello che ognuno vorrebbe dire
dobbiamo dare, qualcosa in mezzo agli altri
dobbiamo stare, uniti ma distanti
anche se spaventati dai giorni che son più brutti
preghiamo per i nostri sogni tutte le notti
tutte le notti nei nostri sogni c'è un po' di realtà
abbiamo negli occhi la luce della libertà
aldilà delle montagne, dei fiumi, dei mari
restiamo ciò che siamo semplicemente esseri umani
semplicemente qualcosa di stupendo,
qualcosa di orrendo, qualcosa che a volte non comprendo


Ma so che c'è qualcuno che mi sta ascoltando
e so che lassù qualcuno sta guardando proprio me
E se lo sta facendo ci sarà un perché


Forse è utile dire ciò che si prova inutile
Cercare una parola nuova per descrivere
il momento in cui so vivere meglio, inutile
aspettare che ci arrivi un segno utile
l'impegno cos'è se non cercare di essere degno
per questa vita è normale voler dare il meglio
desideriamo ciò che è inutile dicendo "voglio"
non sorridiamo se non l'abbiamo dicendo "muoio"
leggo un foglio con delle frasi che non ricordo
se scritte da me o scritte da te che importa in fondo
sotto lo stesso cielo, stessa rabbia, stesso mondo
lo stesso modo di dimenticare in un secondo
o di guardare sempre indietro ogni singolo giorno
finché non è il nostro turno non saremo di ritono
dal viaggio che ci tiene in pugno e che ci rende simili
tutti con la stessa paura di essere inutili

Ma so che c'è qualcuno che mi sta ascoltando
e so che lassù qualcuno sta guardando proprio me
E se lo sta facendo ci sarà un perché


Se hai parole da dedicarmi sono qui ora
ad ascoltarle prima di allontanarmi
le mie parole avranno il tuo sapore
ogni giorno di più ed ogni giorno avrò più calore
per ogni singolo uomo esiste un sole
che nasce con te e ti sorride quando muore
dobbiamo solo dare il nostro amore a chi lo vuole
stare in pace anche se non si è dove ci piace
capire se è il momento di parlarsi sotto voce
fuori c'è luce, poi buio, poi ancora luce
tutto quanto accade in modo rapido e veloce
tutto quanto accade in modo così naturale
a volte ci fa star bene, a volte ci fa star male
e vale la pena di evadere
senza avere regole come le favole
senza la paura di sentirsi inutile

2 giugno 2011

Dear Dad..

Questa è la lettera che ho scritto oggi al mio papà, la persona che mi ha salvata, che mi ha dato la forza di combattere quando non ne avevo più voglia, nè la forza psico-fisica. E' la persona che ha avuto le palle di guardare il mio male e capire ciò che gli dicevo di me, anche se non lo condivideva, ha avuto il coraggio di vedere sua figlia quasi morire, vederla trascinarsi alla gogna, ma nonostante questo ha avuto la pazienza di darmi il mio tempo, ha sempre cercato di darmi la possibilità di cercare di rimediare, mi ha sempre supportata anche se ciò che facevo era insano, ma non per questo incoraggiandomi. Mi consigliava e cercava di farmi a mettere a fuoco le cose più banali che la mia mente ormai debole non era in grado di capire, ha temprato il lato razionale che ora risiede in me, che mi aiuta a non ricaderci, che mi aiuta ad analizzare le cose. Una volta, il giorno prima del mio ricovero, mi disse una cosa che mi straziò il cuore, mi disse "se solo non avessi aspettato così tanto..", sapeva che poteva perdermi da un giorno all'altro, sapeva che non ero fuori pericolo nemmeno dopo la prima settimana di ospedale, che ho rischiato giorno dopo giorno di andar via per sempre. Non volevo ricoverarmi quel giorno che mi costrinse ad andare in ospedale dopo una visita da un medico specialista che definì il mio stato urgente ma disse anche "dai, che questa non muore" (o una cosa così), ma in quella stanza appena arrivata in reparto di psichiatria, dove la dottoressa cercava di convincermi a firmare di mia spontanea volontà il ricovero, non dimenticherò mai che ho firmato per lui, vederlo piangere mi ha frantumato il cuore. Mi veniva a trovare tutti i giorni, due volte al giorno, faceva diversi km, come del resto l'unica altra persona che mi sia mai stata vicina in quei momenti, anche lui capiva il mio male, perchè conosceva la dipendenza anche se in un modo diverso, anche a lui devo molto per avermi ascoltata quando gli altri non volevano sentire (indipendentemente da come poi sia andata a finire). Un giorno parlerò di quel ricovero, di come ancora adesso, come una persona a cui amputano un arto e ne sente ancora la presenza, a volte sento gli aghi delle flebo nelle braccia e bruciano come allora, di come quella piccola cicatrice sul petto stia lì a ricordarmelo.
Ora però è tempo di leggere la lettera, caro papà..


Ciao papà,
è da tanto che non ti scrivo una bella lettera per farti passare un po' il tempo, visto che non lavori mai!!ahahah..battutaccia!
Veramente l'ispirazione mi è venuta perchè ho appena finito di leggere un libro. Parla di una donna, Katie, che viene lasciata senza un motivo apparente dal suo fidanzato, Matt. Dopo qualche giorno, Matt spedisce a Katie il diario di quella che una volta era sua moglie, Suzanne. In questo diario Suzanne scrive al figlio appena nato, raccontandogli un po' la storia di sè e di come ha conosciuto il suo papà Matt. Il diario va avanti e alla fine Suzanne muore in un incidente stradale, insieme al bimbo, a causa di uno dei tanti attacchi cardiaci che era frequente avere. Infatti dopo il primo attacco, lei decide di cambaiare vita gradualmente, lascia la città e si trasferisce nel paese in cui è cresciuta, compra una casetta e inizia a lavorare lì come medico nell'ospedale e a domicilio. Poi incontra Matt e hanno questo bambino.
Dopo quel primo infarto, lei dice di aver imparato un'importante lezione: la vita è come giostrare 5 palle (lavoro, famiglia, salute, amici, integrità), sono tutte palle di vetro, tranne il lavoro che è di gomma e se cade rimbalza, le altre, se cadono, si rompono. Da qui lei decide di cambiare vita e poi tutto prende una bella piega ...tranne che per la tragica fine, ma questa è un'altra storia.
Quello che voglio dire io è che a volte, anzi sempre, io NON mi sento così. A volte mi sento come se fossi ancora troppo piccola per fare qualcosa, come se avessi 15 anni, altre volte mi sento così vecchia, nonostante i miei 25 anni. Non ridere, per favore, so che penserai che sono ancora molte le cose che dovrò affrontare e questo lo so, ma il fatto è che, o che mi senta di 15 anni o che me ne senta 80, comunque mi sento bloccata. Non a caso si dice che la vecchiaia è come tornare bambini. Mi dà fastidio non vivere come piace a me, non intendo grandi cose, o cose materiali, non lo interpretare come un voler vivere da nababbi, o nel lusso o circondata solo da belle cose. Intendo proprio la Vita, in generale. Sento che non la vivo, la sopravvivo.
Me l'ero promessa dopo l'anoressia, l'ospedale e tutto il resto, di godermi le piccole cose, di godermi tutto, ma è come se me ne dimenticassi, come se la quotidianità sovrasti il godere di ogni istante. Come se non ne fossi capace. Come se ne fossi bloccata, come se non mi sentissi all'altezza. Come se non ne avessi il diritto. Alla fine, se mi sento 15 anni, non è che a quell'età si possano fare grandi cose e se me ne sento 80, anche in quel caso, una vecchia decrepita quanto mai può ancora agire, fare nuove esperienze? In entrambi i casi sono due figure la cui indipendenza non è poi così un granchè, forse è questo, mi dimentico di essere un individuo libero, indipendente, che può pensare senza paura, che può sbagliare senza paura, che può semplicemente vivere perchè basta a se stesso. Mi sono auto-rinchiusa in una gabbia, dove a volte non riesco a distinguere ciò che veramente voglio per me stessa, senza pensare al giudizio della gente, senza pensare che non devo per forza essere perfetta nei miei modi o decisioni, senza aver paura di far qualcosa che tu possa ritenere sbagliato, senza avere sensi di colpa. Smettere di pensare che non ho il diritto di essere felice. Quando stavo male, pensare di poter stare meglio mi faceva sentire in colpa, mi faceva restringere ancora di più, calare e calare di peso, la trasparenza il mio unico benessere, ora non è così, però è come se non riuscissi ad assaporare completamente la felicità per qualsiasi cosa. O come se fossi bloccata a volte, nel  procurarmene altra di felicità.
Tu sei felice? Riesci a goderti le cose? (impegni lavorativi a parte) Riesci a dire "oggi ho veramente vissuto un altro giorno, senza rimpianti" anche se non hai fatto niente di speciale? Riesci a fare le cose per il gusto di farle, solo perchè ti fanno piacere, senza pensare quello che gli altri potrebbero dirti? Io vorrei farlo..
Ti voglio tanto bene! Ricordalo sempre , anche se a volte siamo troppo uguali e litighiamo!

22 maggio 2011

"Briciole" @ 1:30:00

Lettere tratta dal libro e dal film ispirato che Saverio scrive a Sandra prima di morire di overdose.

 "Dove sei finita? Ieri ti ho aspettato al nostro angolo tutto il pomeriggio..poi sono andato a parlare del viaggio in Cina con quel mio amico, e lui ha detto che va bene anche per te: farai il mio aiuto, l'aiuto dell'aiuto. Non mi dare buca, mi raccomando! Anche perchè dopo quello che abbiamo deciso insieme ho pensato che tanto vale smettere subito, da stanotte. Guardo la roba che oggi mi ha portato un mio amico, sono passate 7 ore e non l'ho toccata, sto vincendo io, è ancora lì sul comodino. E questa volta credo che possa restarci per sempre..adesso un pizzichino me la sparo. Il bicchiere della staffa per brindare alla fine di un incubo..questa volta sono sicuro: HO VINTO! Sai sto pensando, qualcuno DOVRA' PURE FARCELA, NO?"

18 maggio 2011

Perchè non mi lasci andare....?

Perchè mi incateno inesorabilmente a quella che sono stata e non mi lascio vivere la mia vita come vorrei..perchè non mi lascio libera di esprimermi come voglio e non mi lascio anche solo sognare i miei desideri più reconditi..perchè non mi lascio libera di avere le mie esperienze e perchè non mi concedo il diritto di sbagliare e prendermene le responsabilità..perchè non posso avere paura di sbagliare e nonostante tutto, sbagliare..perchè non posso rendermi conto di aver fatto la scelta giusta e godere di questo piccolo successo..perchè non posso credere in me stessa e in quello che valgo, nel mio essere, nella mia anima perduta, nel mio corpo torturato, nel mio sguardo perso, nel mio amore verso me smarrito da anni..perchè non posso amarmi e concedermi a chi amo senza vergogna di quello che possa vedere in me..perchè non posso sentirmi sicura di me senza pentirmene o sentirmi in colpa..perchè non posso essere entusiasta delle forze che ho e che uso per andare avanti..perchè non posso vivermi senza sensi di colpa e godermi quello che la vita mi offre..perchè non posso essere spensierata nei gesti più quotidiani, invece che pentirmi di ciò che faccio e farlo poi ripercuotere su di me..
E' tutta colpa tua, perchè non mi lasci in pace, maledizione? perchè non te ne vai, cazzo? E scollati, lasciami vivere, che vuoi ancora da me? Ti sei già presa tutto quello che potevo darti, ti sei presa i miei pensieri, i miei stati d'animo, le mie emozioni, la spensieratezza, la voglia di vivere le cose più semplici..che vuoi di più? che cazzo vuoi di più? Lasciami andare, per favore..esci dalla mia testa, esci dalla mia anima, lasciami libera..sono anni che mi stai dietro, incollata, che mi perseguiti..che non mi permetti di amarmi, anche solo un po'..non pretendo molto..vorrei solo potermi guardare e non vedere nient'altro che me. Non ho più niente da darti, maledico quel giorno..vorrei non averti mai incontrata, vorrei che quel giorno non fosse successo niente di tutto quello che è accaduto, ma è come quando incontri qualcuno di veramente speciale e ti ricorderai quell'avvenimento per la vita, se ancora te ne rimane. Io me lo ricordo quel giorno, come fosse ieri e tu? Io penso che tu non ricordi niente di quello che mi hai tolto, altrimenti non mi chiederesti ancora tutte le mie forze per fartene niente. Che te ne fai ancora dei miei digiuni, della mia rabbia, del mio rancore e del mio rimorso? Cosa speri di ottenere quando mano nella mano mi porti in bagno a farmi vomitare l'anima? Te la sei già presa e la rivorrei, un tempo era mia, lo sai.. Dai, scollati di dosso, cazzo..

17 maggio 2011

Frammenti di libri.. (Parte I)

Tratto da "In un milione di piccoli pezzi" di James Frey:

[Chiudo gli occhi e lascio che il mio corpo si chiuda in sè e lascio vagare la mente. Vaga fino ad un luogo familiare. Un luogo di cui non parlo e non ammetto l'esistenza. Un luogo dove ci sono solo io. Un luogo che odio. Sono solo. Solo qui e solo al mondo. Solo nel cuore e solo nella mente. Solo dappertutto, sempre, da quando ho memoria. Solo con la mia Famiglia, solo con i miei amici, solo in una Stanza piena di Gente. Solo quando mi sveglio, solo lungo ogni spaventoso giorno, solo quando finalmente trovo il buio. Sono solo nel mio orrore. Solo nel mio orrore.
Non voglio essere solo. Non ho mai voluto essere solo. Lo odio. Odio non avere nessuno a cui parlare, odio non avere nessuno da chiamare, odio non avere nessuno che mi prende la mano, che mi abbraccia, che mi dice che andrà tutto bene. Odio non avere nessuno con cui spartire le speranze e i sogni, odio non avere più speranze e sogni. Odio non avere nessuno che mi dica di tenere duro, che posso ritrovarli. Odio che quando urlo, e urlo da forsennato, sto urlando al deserto. Odio che non c'è nessuno che sente le mie urla e che non c'è nessuno che mi aiuti a imparare come smettere di urlare... Odio che quello a cui mi sono rivolto nella mia solitudine mi sta ammazzando, mi ha già ammazzato o mi ammazzerà presto. Odio che morirò solo. Morirò solo nel mio orrore.
Più di ogni altra cosa, tutto quello che ho mai desiderato è di essere vicino a qualcuno. Più di ogni altra cosa, tutto quello che ho mai desiderato è di sentire di non essere solo... So scappare veloce quando voglio scappere, e sono sempre stato bravo a distruggere le cose. ]

8 maggio 2011

It's hard to say how I feel today..

Mi chiedo se mai riuscirò a dire come mi sento..le mie emozioni son piene di "non so e boh"..mischiati a rabbia e angoscia, malinconia e felicità. Tutte sensazioni represse, stanno li da chissà quanto tempo e non le riesco a estirpare ed è brutto così, perchè poi so verranno fuori all'imprvviso, senza avvisarmi, quando meno me l'aspetto, mi prenderanno alla gola, cercheranno di soffocarmi, mi faranno sentire pesante, ingombrante, piena di qualcosa che son stufa di avere, ma che non riesco a fare a meno di tenermi, perchè so che se ci sono tutto va bene..bene per modo di dire, però sono sicura di quello che c'è, niente di strano o sconosciuto, qualcosa che conosco è sempre più facile da gestire di qualcosa che non conosco. Si sono insinuate pian piano, non ricordo nemmeno quando di preciso..un groppo in gola, un pianto trattenuto e ingoiato a forza, perchè in quel momento non si poteva sfogare, non se ne aveva la forza o semplicemente avevo paura di sentire le lacrime scorrer giù. Me lo tengo, mi tengo l'angoscia, la rabbia, l'infelicità, la malinconia e le schiaccio, sempre più giù, sempre più in fondo, sempre più forte le devo premere giù, perchè man mano che il tempo passa non me ne accorgo, ma loro aumentano, crescono e non me ne accorgo solo perchè ormai ci sono abituata a mandar giù, in automatico. Mi vien facile, andare avanti, mi sento schiacciata ma non me ne rendo veramente conto..che ironia..avere un fardello così pesante dentro e pensare di essere tu stessa il fardello, ma non c'è sbaglio più grande di far tue quelle emozioni, pensare di essere tu stessa quell'angoscia, quella tristezza. Volersi annullare per non sentirsi, volersi annullare per far fuori quel grigiore..in realtà faccio fuori solo me stessa e paradossalmente più mi faccio fuori, più quelle appaiono, più mi annullo, più il fardello cresce e si insinua, si nutre della voglia che ho di dire basta, di volermi arrendere. Non me ne rendo conto e quel poco di luce che una volta potevo scorgere, anche in lontananza, svanisce sempre più debole, si affievolisce sempre più, poi diventa come un lampeggiante e poi si spegne e mi sento persa..con quel groppo sempre lì, in gola..Giù non può più andare e rimane lì, fermo, immobile, non riesco a respirare bene e così non vivo bene, vivo arrancando, con la costante mancanza d'aria..senz'aria si muore.
Poi succede qualcosa..una carezza inaspettata, una parola in più da qualcuno che era da tanto non me ne diceva, un gesto che ormai mi ero arresa ad avere, lo desideravo, ma ci avevo perso le speranze. Un gesto che non ho mai osato chiedere, perchè chiedere è troppo, perchè chiedere non si può e non per orgoglio, semplicemente non si fa, bisogna sempre cavarsela da soli. Mi faccio forza e faccio quello che mi hanno insegnato, stringo i denti e continuo..da sola..quel gesto, quella carezza la vorrei con tutta me stessa e la vorrei chiedere, ma c'è quella stramaledetta vocina che mi dice "è inutile che lo chiedi, è così, non lo puoi avere..lascia stare" e lascio stare, ma d'altra parte c'è quel pezzo del mio cuore che necessita costantemente e fervidamente quel gesto d'amore, di vicinanza. Inutile dire che vince la vocina ferma e razionale che mi impedisce di concedermi una briciola di felicità..una briciola di buon umore, che mi faccia sentire soddisfatta del mio mondo, del mio essere, della mia persona, della mia vita. Ma è come una tentazione, più ci rinunci e più ti tartassa la mente e penso "insomma, voglio questa carezza, la posso avere? Per favore mi dai una carezza e mi dici che mi vuoi bene e che andrà tutto bene, che mi sei vicina nonostante tutto, nonostante la vita ci abbia separate, nonostante tutto quello che è successo, mi sei ancora vicino? Per favore, per favore..dimmelo, dai, dimmelo..per favore.." lo penso, ma non lo dico..lo urlo con tutte le forze, ma solo nella mia mente..lo urlo dentro me, ma non lo sente..allora urlo ancora un po, poi mi arrendo e penso che la prossima volta davvero glielo chiederò, davvero mi concederò quella forza di aprire la bocca e pronunciare le parole, so che non mi dirà no, so che mi sarà vicina, ma penso che se non è più niente come prima, allora forse non ne vale la pena. Come se una carezza data ora mi farebbe vedere veramente la differenza tra le carezze di un tempo e quelle di ora, come se marchiassero indelebilmente questo divario, come se sottolineassero le vicissitudini che ci sono capitate e le sottolineassero a livello emotivo. Razionalmente so che niente è come prima, è di pancia che ancora non riesco a far mio questo cambiamento..evidentemente ne ho paura. Ma le vorrei queste coccole, come quando ero piccola e prima di andare a letto parlavamo sempre un po' e mi accarezzava i capelli, come quando la sera davanti alla tv mi massaggiava i piedi poggiati sulle sue gambe, come quando mi veniva a prendere a scuola e si preoccupava per me, come quando ero malata e mi andava a comprare i fumetti. Ora non è così..ora non viene a trovarmi, ora non mi accarezza, ora non guardiamo la tv insieme, ora se mi ammalo mi devo arrangiare da sola. Non mi coccola più, immersa nel suo mondo, sperduta anche lei su una strada diversa dalla mia, ma ugualmente tortuosa, ci siamo perse di vista nel momento in cui lei ha scoperto il suo male e io cercavo di staccarmi da lei come un'adolescente lotta contro il mondo..io seguivo il mio percorso, lei cercava di proteggermi da quello che aveva intrapreso, non ci comprendevamo, ognuna intenta a proteggere se stessa dall'altra, ci arrabbiavamo e cozzavamo perchè entrambe volevamo capire ma ci chiudevamo per proteggerci. Ci siamo perse per strada, ci siamo divise..ma se ami davvero qualcuno, mai potrai dimenticarlo, puoi far finta che non ci sia, che non ci sia mai stato, ma nel profondo si sa che non è così. Per questo quella voglia di carezze aumenta, perchè so che le potrei avere se solo le chiedessi, ma non ho il coraggio di chiedere..aspetto, aspetto, aspetto ancora..ed ecco, in un giorno inaspettato, tranquillamente, un nodo di quel fardello comincia a cedere, scricchiola leggermente, comincia a sciogliersi e tutto questo in mezzo minuto. Potrebbe sembrare un percorso che richiede ore, giorni e invece in una manciata di secondi quel groppo in gola comincia a salire, non vuole scendere, sa che non deve essere ingoiato, sa che giù, in fondo nello stomaco non c'è posto, sa che se finisse lì poi lo vomiterei come tante altre cose perchè non ce la farei a tenerlo dentro. Non deve fare quella fine, deve salire in bocca, deve essere assaporato nel modo giusto, lo devo sentire, ne devo sentire il sapore che inizialmente può sembrare amaro: sa di tristezza e rabbia, malinconia e solitudine, ma poi comincia a diventare man mano più dolce e sale ancora, fin nella testa, mi fa sentire debole, vulnerabile e arriva agli occhi..scendono le lacrime, non le trattengo,le lascio andare ed è lì che arriva quella carezza tanto attesa: la carezza di una madre che vede la figlia soffrire e non vuole vederla così..mi coccola e io mi stringo a lei. Penso a quello che abbiamo avuto e a quello che ci è stato strappato, a quello che non potrò mai vivere con lei e lei con me..a quello che non le potrò mai confidare, alla strazio nel vedere che non è più come prima, alla rabbia nel non riuscire ad accettarlo..penso al bene che mi vuole e che non mi dimostra, a tutte le carezze che vorrei e che non chiedo, a quelle che lei non mi dà non perchè sia cattiva, ma perchè forse fa male anche a lei accarezzarmi come una volta. Mi chiede perchè piango, ma non le dico il perchè..mi bastano le sue coccole, mi sono mancate e sono proprio come vagamente le ricordavo. Vorrei non finissero mai, vorrei poterle riavere sempre, vorrei, cazzo, vorrei avere di nuovo 12 anni, vedere un'ultima volta com'erano le cose, com'era tutto a quel tempo..ma so che sarebbe inutile, renderebbe solo peggiore il ritorno alla realtà. Allora le dico che le voglio bene, me lo faccio bastare, chiudo gli occhi e mi concedo le ultime carezze, dopo sarò pronta per tornare a combattere contro me stessa o qualunque altra cosa, ora voglio stare ancora un po' qui. " Mi coccoli ancora un po', mamma?" ...penso....

21 aprile 2011

Angry blonde

Quella rabbia viscerale che ti fa andare contro il mondo, quella rabbia che ti parte dallo stomaco e che senti salire in gola, la vorresti vomitare tanto è grande, tanto è irruenta. Quella rabbia che ti fa andare avanti, ti fa alzare la mattina che vorresti urlare e sputare al mondo, vorresti prendere a pugni l'esistenza. Si direbbe una rabbia costruttiva, ma è sempre e solo comunque rabbia e a lungo andare ti logora, ti può manipolare come niente se non stai attenta, ti può far credere che risolverai tutto affrontando il mondo con i pugni chiusi. Ti illude, ma alla fine ti ritroverai solo ad essere una persona cinica scontenta di ciò che la circonda. A volte, si, è vero, ti aiuta a non tener dentro tutto, ti aiuta a buttar fuori quello che è da troppo tempo infognato nello stomaco, ti aiuta a sfogarti, ti fa sentire forte...come l'anoressia. In fondo penso siano collegate, almeno nel mio caso è stato così: una rabbia che non sapevo gestire e che tiravo fuori solo così, riuscivo a controllare i miei stai d'animo facendomi del male, vorrei non saperlo più fare..vorrei pensare a me quando mi prende quella rabbia che ti pesa dentro l'anima, come un blocco che non riesci a dissipare, qualcosa di talmente ingombrante e fastidioso che devi PER FORZA far andar via. Vorrei volermi bene in quei momenti, vorrei potermi dire "calmati, ora ti passa, ora puoi fare qualcosa per smaltire questa furia senza ferirti"..ma è qualcosa di incontrollabile, una forza che spinge da dentro, che preme, con forza, come una calca di persone che ti spinge in avanti..e ti convince che anche tu devi andare in quella direzione. Ci vai..sai che è sbagliato, sbagliato per te stessa, ma ci vai comunque..sai che è solo un gesto inutile, non c'è niente di concreto, niente che possa veramente attenuare la rabbia facendoti del male..è solo un modo per prendersi in giro, come pensare di prendere un farmaco che ti guarisce da una malattia e in realtà è solo una caramella. Ma quella forza dentro, quella furia continua a premere sempre più insistente, ti dice "dai, forza, lo sai che dopo ti calmerai, che passerà, che non sentirai più niente, ti annullerai." A costo di non sentirla, son pronta ad annullarmi, a costo di placarla son pronta ad andare avanti, nella ressa, lei lo sa che lo farò, lo sa..lo saprà sempre..a volte potrà anche non riuscirci, ma lo sa..Vuoi il sangue?..Il sangue avrai, stronza!

10 aprile 2011

Una bussola per i sogni..

Vorrei seguire il mio cuore, vorrei avere quella forza che ti aiuta a prendere le decisione più ardue, più sentite, più difficili, quelle decisioni in cui combatti contro il mondo ma mai contro te stessa.. Ho dei sogni, si, vorrei anche solo poter permettermi di pensare di realizzarli..già sarebbe tanto. Mi accontento di sapere che li ho, non vado a indagare il modo in cui metterli in atto, farebbe male, Anzi, no..forse farebbe più male agli altri che a me, sicuramente è così. Posso io permettermi di fare qualcosa che faccia piacere a me e non che compiaccia gli altri? Certo, come no... Una volta forse ne ero più capace..ora non ne ho la forza..forse questa forza non la voglio trovare. Una persona mi diceva sempre: non è che non riesci, è che non vuoi. Si, è vero cazzo, avevi ragione stronzo..è proprio così: ora non voglio. Perchè? Perchè cazzo non riesco a prendere in mano questa situazione, farla MIA e decidere ovunque la mia scelta mi porti. So prendermi le mie responsabilità, ma cazzo, fare quel passo, è piccolissimo, è solo un passetto..ma è così fottutamente difficile. Ce la posso fare? Non lo so..se guardo il mio cuore vedo..tristezza, tanta..una fievole luce c'è..un barlume di qualcosa che per fortuna si ostina a resistere, sboccia ogni tanto, splendido fiore, la voglia di far qualcosa, vivere, anche solo respirare. Ma come i fiori più belli che durano solo una notte, lo stesso è per questa lanterna che brucia e poi si spegne come niente. E i sogni..i sogni rimangon lì, sospesi in una decisione non presa, indecisi del loro destino, vagabondi, smarriti. Mi sarebbe possibile donar loro una bussola, cosicchè trovino da soli la propria strada? Non sarebbe bello se tutto fosse così facile? Si potrebbero avere migliaia di sogni, senza doversi violentare a desiderarne solo alcuni, dar loro l'indicazione, la rotta e poi lasciarli liberi. Si realizzerebbero..ma si, si, credo che poi perderebbero di valore, come qualsiasi cosa ottenuta senza fatica, senza essersela meritata..però sarebbe bello. Non ho nessuna bussola, alcune persone nascono che ce l'hanno già nell'anima e riescono così a seguire i propri desideri, a Vivere in pieno le loro esperienze, a me non è capitato, non ho avuto questa fortuna, ma vorrei potermela concedere, imparare se fosse possibile.. Lo è? Tutto, me ne accorgo, dipende da me, dalla mia forza, ma non so se riesco. Lo so è come un corridore che si convince di aver già perso ancor prima di correre e poi perde. Ora ci penserò su, penserò al mio desiderio più immediato in questo momento, penserò alla direzione che deve prendere questo sogno..nord, sud ovest od est..spero la bussola non sia smagnetizzata...

1 aprile 2011

Vaffanculo, Ana !

Vaffanculo, Ana, si, ti odio! Non vorrei mai e poi mai averti incrociata nel mio cammino. Hai rovinato tutto, tutta questa fottutissima esistenza l'hai mandta direttamente a puttane. Non potrò più essere libera nei miei pensieri, lo so, non potrò più sperare di essere tranquilla, senza questi fottuti pensieri fissi. Potrò essere normopeso, mangiare correttamente e avere una vita equilibrata in tutte le sue forme, ma non sarò mai e poi mai completamente libera da questi fottuti pensieri. Perciò ti voglio veramente mandare affanculo perchè io non desideravo questo e non potrò mai più avere indietro niente di tutto quello che ti ho dato: gli anni persi, la vita che non ho vissuto, i sorrisi che non ho mai provato; ho solo avuto in cambio pianti, disperazione e una morte sfiorata. Ma vaffanculo, non mi basta dirtelo, vorrei, se potessi, prenderti a schiaffi. Basta, non ce la faccio più, mi hai fatto perdere uno dei più bei periodi che si possano avere in tutta una vita, ma non ti è bastato, ti sei anche preclusa di avere quelli a venire, perchè sai benissimo che anche quando non penso a te, al peso, a me..tu ci sei, in fondo, in quell'angolino del mio cervello, sei sempre lì a sorvegliare fottutissima bastarda, a comparire in ogni momento, a ricordarmi che non mi hai abbandonata, che mai lo farai. Perchè sei tu, stronza, che hai bisogno di me, sei così furba a fuorviare, lo sai questo, ti basta poco. Mi hai rovinato, è una cosa che non riesco a mandar giù. E la cosa più schifosa sai qual'è? Che non riesco a dimenticarti, sei veramente brava in questo, non riesco a lasciarti andare o forse sei tu che non vuoi andar via. Ok, vuoi star qua? Va bene, allora beccati questo stramaledetto V A F F A NC U L O, STRONZA!!!

27 marzo 2011

Ho perso l'anima..

Ho perso l'anima e non so dove posso trovarla, l'ho sperduta tra i miei passi, tra un percorso che non ricordo dove mi doveva portare. Ho cominciato a camminare, imperterrita e convinta, caparbia e testarda, sicura che stessi andando con una meta nella mia testa, ho perso il sentiero, i passi sempre più faticosi, più incerti, barcollanti. Come ubriaca ho continuato il mio percorso, come un'ubriaca non mi rendevo conto che il mio percorso era ormai vano da tempo. Sbandavo, ma continuavo, stavo male, ma continuavo. La mia forza sempre più flebile ha cominciato a vacillare, stanca, spossata, alla fine inerme. Son crollata, sfinita, caduta a pancia in sù, col cielo sopra di me che scorreva nel suo naturale scambio dal giorno alla notte, la luna dava posto al sole e viceversa, lo guardavo, ma non me ne accorgevo. Dormivo nella mia sbronza, cullata da parole che solo la mia testa poteva sentire. E lì, lì l'anima non ce l'avevo già più. Vuoto. Poi un temporale mi ha svegliato, scosso, ha rischiarato la strada che dovevo percorrere. Ma ora la mia anima l'ho persa di nuovo.. sono così incapace a tenerla stretta a me o è lei che non mi vuole, cerca la libertà altrove, poichè io sono incapace di dargliela?
Le nego tutto, amare, odiare, ridere.. la soffoco, non la faccio vivere come merita. Mi ha lasciata sola, non ce la faccio senza lei, qualcuno può vivere senza anima? io no. Eppure son viva, respiro, parlo, lavoro, ma son così confusa in testa e nel cuore, se avessi un'anima mi aiuterebbe a capire. Vero? Anima dove sei? torna da me ti prego. Io non ti prometto che ti darò la libertà, non so se ne sarò mai capace, ma tu non hai bisogno di me come io di te? E' da un'eternità che non guardo il cielo, non vedo le stelle, la loro forza. Ho paura di vedere in loro quella libertà che io non riesco ad avere. Quelle poche volte che alzo lo sguardo verso l'alto, poi lo distolgo quasi subito, mi angoscia tutto quello spazio. Mi sento ancora più stretta nella mia esistenza. Anima sei lassù? E' per questo che non riesco a guardare? Non voglio più piangere..Non voglio più sentirmi sola, abbandonata, incompresa. Sarò buona, si dice così, no?! Non respiro..Ti prego..ho bisogno di un po' di forza..torna da me..ti prego..per favore..aiutami, da sola crollo..

20 marzo 2011

Lì dove ho lasciato il cuore..

E' una storia che inizia molto, molto tempo fa. Io nemmeno ricordo quando abbiamo cominciato ad andarci, ma ho molti ricordi di quel posto, quel posto che ho nel cuore, che fa parte di anni felici, di un'infanzia passata, di estati dal sapore di mare, di serate passate con altri bambini e, più tardi, di sbronze in riva al mare.
Ho una foto con mia madre che tiene in braccio il nostro gattone, quindi sicuramente i ricordi partono da lì..dai miei 6 anni. Da giugno ad agosto la nostra tappa fissa era lì, una località di mare in un appartamento dei miei nonni materni, dalla strada si vedeva il mare, poco più giù, quasi sempre calmo, limpido, fresco, libero.
La domenica si passava la mattinata di solito a pesca su un gommone: io e i miei. A mezzogiorno poi si mangiava a casa dei miei nonni e il profumo del sugo che preparava mia nonna non lo dimenticherò mai.
Tutti i pomeriggi incontravo i miei amichetti e giocavamo a campana o a nascondino fino a sera, poi si andava a mangiare e si usciva di nuovo.
Ricordo un pomeriggio che aspettavo mia madre che era andata a prendere le pagelle della scuola (quarta elementare, credo) o un'altra volta che mia nonna mi stava facendo da baby sitter e avevamo un cane, un husky, e io mi spaventai perchè l'aveva punto un'ape e aveva tutto il muso gonfio, allora mi chiusi in casa e non volli uscire fino a quando non tornò mia madre e lo portammo dal veterinario.
Un'altra volta, di sera, stavamo giocando a nascondino e nel correre per nascondermi, caddi e mi feci parecchio male, allora un mio amico corse a casa dai miei e disse "Alice c'è............Alice è caduta!". Quante risate dopo!
Da più piccolina, poi, quando giocavo con i miei nonni, loro si divertivano a mettere tutti i miei giochi in un barattolone di latta, poi lo facevano rotolare e lo aprivano dicendo "Ullapeppa!".
Una volta trovai uno scoiattolo nel giardino, era scappato da una gabbia di una vicina di casa, allora siccome si era infilato in un tubo di scolo, riuscii a catturarlo e lo tenni con me.

L'atmosfera che si respirava la mattina presto per quelle strade rimarrà unica..l'odore del mare avvolgeva qualsiasi cosa  e il suo dolce rumore ti cullava l'anima. Ti dava una scarica di libertà al cuore che ti toglieva il respiro ed era talmente bello che sentivi salire l'angoscia, perchè tutto era meraviglioso.
Ho ritrovato queste emozioni quando andai a vivere da sola e il mio primo appartamento fu proprio quello, me lo prestarono i miei nonni e abbandonarlo fu facile perchè semplicemente non volevo pensarci, ma col senno di poi, mi spiace tantissimo. Quella prima estate da "ragazza in carriera",  fu divertente, spassosa, libera, VIVA! Il mio nuovo motto era Carpe Diem e lo seguii alla lettera: ciò che volevo, lo ottenevo. Il divertimento non mancava, le sbronze neppure! I bagni alle 3 di notte erano fantastici, come anche la tranquillità della spiaggia al tramonto. Non mi importava se dopo le serate in discoteca ero ubriaca, mi godevo la vita così, rimorchiando i ragazzi, sorridendo ai miei giorni fino a qualche mese fa cupi, bui, morti quasi come lo ero stata io.
Ecco perchè quel luogo mi sarà sempre nell'animo, in quella parte del cuore che si va a perlustrare nei momenti in cui non si hanno più speranze e stimoli e si ha bisogno di ricordare che una volta c'erano i sogni e i desideri, che si era capaci di provarli, che non si era soli, che si era coraggiosi, caparbi, giovani e vivi.
Quel luogo è stata la mia culla nei miei primi anni di vita e nei miei primi mesi di vita ritrovata.
 Come tutti i bei ricordi, però, pensarci a volte è straziante: perchè sono anni che non andiamo più in quella casa tutti insieme (almeno 12-13), perchè quando passo di lì è sempre chiusa, perchè non passerò più delle estati così meravigliose, perchè mio nonno non c'è più e mi manca tanto, troppo e non penso mi sia mai mancata una persona così tanto per così tanto tempo. Ma questo è un altro post..