8 giugno 2011

Nesli - Parole da dedicarmi



Non sarà il buio a far dormire la mia anima
non sarà un foglio pieno di frasi che racconterà
di me come di te in fondo di molto poi non cambia
lo stesso cielo, stesso mondo con la stessa rabbia
eh già, vorremmo che potessero tutti sentire
le nostre voci e quello che ognuno vorrebbe dire
dobbiamo dare, qualcosa in mezzo agli altri
dobbiamo stare, uniti ma distanti
anche se spaventati dai giorni che son più brutti
preghiamo per i nostri sogni tutte le notti
tutte le notti nei nostri sogni c'è un po' di realtà
abbiamo negli occhi la luce della libertà
aldilà delle montagne, dei fiumi, dei mari
restiamo ciò che siamo semplicemente esseri umani
semplicemente qualcosa di stupendo,
qualcosa di orrendo, qualcosa che a volte non comprendo


Ma so che c'è qualcuno che mi sta ascoltando
e so che lassù qualcuno sta guardando proprio me
E se lo sta facendo ci sarà un perché


Forse è utile dire ciò che si prova inutile
Cercare una parola nuova per descrivere
il momento in cui so vivere meglio, inutile
aspettare che ci arrivi un segno utile
l'impegno cos'è se non cercare di essere degno
per questa vita è normale voler dare il meglio
desideriamo ciò che è inutile dicendo "voglio"
non sorridiamo se non l'abbiamo dicendo "muoio"
leggo un foglio con delle frasi che non ricordo
se scritte da me o scritte da te che importa in fondo
sotto lo stesso cielo, stessa rabbia, stesso mondo
lo stesso modo di dimenticare in un secondo
o di guardare sempre indietro ogni singolo giorno
finché non è il nostro turno non saremo di ritono
dal viaggio che ci tiene in pugno e che ci rende simili
tutti con la stessa paura di essere inutili

Ma so che c'è qualcuno che mi sta ascoltando
e so che lassù qualcuno sta guardando proprio me
E se lo sta facendo ci sarà un perché


Se hai parole da dedicarmi sono qui ora
ad ascoltarle prima di allontanarmi
le mie parole avranno il tuo sapore
ogni giorno di più ed ogni giorno avrò più calore
per ogni singolo uomo esiste un sole
che nasce con te e ti sorride quando muore
dobbiamo solo dare il nostro amore a chi lo vuole
stare in pace anche se non si è dove ci piace
capire se è il momento di parlarsi sotto voce
fuori c'è luce, poi buio, poi ancora luce
tutto quanto accade in modo rapido e veloce
tutto quanto accade in modo così naturale
a volte ci fa star bene, a volte ci fa star male
e vale la pena di evadere
senza avere regole come le favole
senza la paura di sentirsi inutile

2 giugno 2011

Dear Dad..

Questa è la lettera che ho scritto oggi al mio papà, la persona che mi ha salvata, che mi ha dato la forza di combattere quando non ne avevo più voglia, nè la forza psico-fisica. E' la persona che ha avuto le palle di guardare il mio male e capire ciò che gli dicevo di me, anche se non lo condivideva, ha avuto il coraggio di vedere sua figlia quasi morire, vederla trascinarsi alla gogna, ma nonostante questo ha avuto la pazienza di darmi il mio tempo, ha sempre cercato di darmi la possibilità di cercare di rimediare, mi ha sempre supportata anche se ciò che facevo era insano, ma non per questo incoraggiandomi. Mi consigliava e cercava di farmi a mettere a fuoco le cose più banali che la mia mente ormai debole non era in grado di capire, ha temprato il lato razionale che ora risiede in me, che mi aiuta a non ricaderci, che mi aiuta ad analizzare le cose. Una volta, il giorno prima del mio ricovero, mi disse una cosa che mi straziò il cuore, mi disse "se solo non avessi aspettato così tanto..", sapeva che poteva perdermi da un giorno all'altro, sapeva che non ero fuori pericolo nemmeno dopo la prima settimana di ospedale, che ho rischiato giorno dopo giorno di andar via per sempre. Non volevo ricoverarmi quel giorno che mi costrinse ad andare in ospedale dopo una visita da un medico specialista che definì il mio stato urgente ma disse anche "dai, che questa non muore" (o una cosa così), ma in quella stanza appena arrivata in reparto di psichiatria, dove la dottoressa cercava di convincermi a firmare di mia spontanea volontà il ricovero, non dimenticherò mai che ho firmato per lui, vederlo piangere mi ha frantumato il cuore. Mi veniva a trovare tutti i giorni, due volte al giorno, faceva diversi km, come del resto l'unica altra persona che mi sia mai stata vicina in quei momenti, anche lui capiva il mio male, perchè conosceva la dipendenza anche se in un modo diverso, anche a lui devo molto per avermi ascoltata quando gli altri non volevano sentire (indipendentemente da come poi sia andata a finire). Un giorno parlerò di quel ricovero, di come ancora adesso, come una persona a cui amputano un arto e ne sente ancora la presenza, a volte sento gli aghi delle flebo nelle braccia e bruciano come allora, di come quella piccola cicatrice sul petto stia lì a ricordarmelo.
Ora però è tempo di leggere la lettera, caro papà..


Ciao papà,
è da tanto che non ti scrivo una bella lettera per farti passare un po' il tempo, visto che non lavori mai!!ahahah..battutaccia!
Veramente l'ispirazione mi è venuta perchè ho appena finito di leggere un libro. Parla di una donna, Katie, che viene lasciata senza un motivo apparente dal suo fidanzato, Matt. Dopo qualche giorno, Matt spedisce a Katie il diario di quella che una volta era sua moglie, Suzanne. In questo diario Suzanne scrive al figlio appena nato, raccontandogli un po' la storia di sè e di come ha conosciuto il suo papà Matt. Il diario va avanti e alla fine Suzanne muore in un incidente stradale, insieme al bimbo, a causa di uno dei tanti attacchi cardiaci che era frequente avere. Infatti dopo il primo attacco, lei decide di cambaiare vita gradualmente, lascia la città e si trasferisce nel paese in cui è cresciuta, compra una casetta e inizia a lavorare lì come medico nell'ospedale e a domicilio. Poi incontra Matt e hanno questo bambino.
Dopo quel primo infarto, lei dice di aver imparato un'importante lezione: la vita è come giostrare 5 palle (lavoro, famiglia, salute, amici, integrità), sono tutte palle di vetro, tranne il lavoro che è di gomma e se cade rimbalza, le altre, se cadono, si rompono. Da qui lei decide di cambiare vita e poi tutto prende una bella piega ...tranne che per la tragica fine, ma questa è un'altra storia.
Quello che voglio dire io è che a volte, anzi sempre, io NON mi sento così. A volte mi sento come se fossi ancora troppo piccola per fare qualcosa, come se avessi 15 anni, altre volte mi sento così vecchia, nonostante i miei 25 anni. Non ridere, per favore, so che penserai che sono ancora molte le cose che dovrò affrontare e questo lo so, ma il fatto è che, o che mi senta di 15 anni o che me ne senta 80, comunque mi sento bloccata. Non a caso si dice che la vecchiaia è come tornare bambini. Mi dà fastidio non vivere come piace a me, non intendo grandi cose, o cose materiali, non lo interpretare come un voler vivere da nababbi, o nel lusso o circondata solo da belle cose. Intendo proprio la Vita, in generale. Sento che non la vivo, la sopravvivo.
Me l'ero promessa dopo l'anoressia, l'ospedale e tutto il resto, di godermi le piccole cose, di godermi tutto, ma è come se me ne dimenticassi, come se la quotidianità sovrasti il godere di ogni istante. Come se non ne fossi capace. Come se ne fossi bloccata, come se non mi sentissi all'altezza. Come se non ne avessi il diritto. Alla fine, se mi sento 15 anni, non è che a quell'età si possano fare grandi cose e se me ne sento 80, anche in quel caso, una vecchia decrepita quanto mai può ancora agire, fare nuove esperienze? In entrambi i casi sono due figure la cui indipendenza non è poi così un granchè, forse è questo, mi dimentico di essere un individuo libero, indipendente, che può pensare senza paura, che può sbagliare senza paura, che può semplicemente vivere perchè basta a se stesso. Mi sono auto-rinchiusa in una gabbia, dove a volte non riesco a distinguere ciò che veramente voglio per me stessa, senza pensare al giudizio della gente, senza pensare che non devo per forza essere perfetta nei miei modi o decisioni, senza aver paura di far qualcosa che tu possa ritenere sbagliato, senza avere sensi di colpa. Smettere di pensare che non ho il diritto di essere felice. Quando stavo male, pensare di poter stare meglio mi faceva sentire in colpa, mi faceva restringere ancora di più, calare e calare di peso, la trasparenza il mio unico benessere, ora non è così, però è come se non riuscissi ad assaporare completamente la felicità per qualsiasi cosa. O come se fossi bloccata a volte, nel  procurarmene altra di felicità.
Tu sei felice? Riesci a goderti le cose? (impegni lavorativi a parte) Riesci a dire "oggi ho veramente vissuto un altro giorno, senza rimpianti" anche se non hai fatto niente di speciale? Riesci a fare le cose per il gusto di farle, solo perchè ti fanno piacere, senza pensare quello che gli altri potrebbero dirti? Io vorrei farlo..
Ti voglio tanto bene! Ricordalo sempre , anche se a volte siamo troppo uguali e litighiamo!