19 ottobre 2011

Again..


Breathe me - Sia

Help, I have done it again
I have been here many times before
Hurt myself again today
And, the worst part is there's no-one else to blame

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me

Ouch I have lost myself again
Lost myself and I am nowhere to be found,
Yeah I think that I might break
I've lost myself again and I feel unsafe

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me

16 ottobre 2011

Come quel giorno..

Oggi sto bene, oggi mi porto qualcosa dentro che mi dà carica, oggi ho voglia di provare emozioni, di sentire i brividi, di farmi battere forte forte il cuore, di respirare l'aria che mi accarezza, di vedere posti che mi sazino la vista e che mi facciano emozionare. E' uno di quei giorni in cui mi sento, mi voglio sentire, non mi faccio fuori, non mi annullo, non ho paura di quello che potrei provare facendo qualcosa solo per me, perchè mi piace, perchè mi va.
Oggi mi ricorda molto il primo giorno che ero in ospedale: avevo compreso a cosa stavo andando incontro, mi ero resa conto che ormai ero diventata come un treno in corsa che andava diretta verso la morte e nemmeno me ne rendevo conto o forse inconsciamente si, sicuramente. Dopo che passai la prima notte lì, la mattina dopo cominciai a pensare a tutto, ai giorni inizialmente pieni che l'anoressia mi tendeva su un piatto d'argento, la voglia di fare, di spaccare il mondo, la merea illusione di bastare a me stessa nel vero senso della parola: potevo tutto, potevo sempre, potevo e basta. In fondo non mi rendevo conto ancora che questa "felicità" altro non nascondeva la rabbia, la forza distruttiva che volevo urlare, l'ira che provavo verso mia madre che aveva osato un gesto che io tradussi in abbandono. Cominciò così, il 10 luglio del 2004, quando la trovai semi svenuta in camera per aver abusato di uno psicofarmaco, la trovai io, la trovavo sempre io, come se avessi un sesto senso nel salvarla, lei verso di me non lo ebbe, ma era inevitabile. Quel giorno non mangiai e nemmeno quello successivo, poi associai la rabbia verso di lei ad una sorta di indipendenza che non avevo mai avuto, che non mi era mai stata concessa, capii che avevo il diritto di avere i miei spazi, la mia camera la sentii più mia, capii che se non avevo voglia di mangiare potevo dire di no..o far finta di farlo. Avevo il diritto di mentire, di tenere un segreto solo per me, senza sentirmi in colpa se non lo raccontavo a lei come sin da piccola facevo. La rabbia era la mia giustificazione, il suo gesto me ne dava il pretesto: in fondo lei si era presa il diritto di morire, perchè io non mi potevo prendere il diritto di non mangiare? Era la stessa cosa, solo che in quel momento ancora non lo vedevo, accusavo lei di un gesto ingiusto nei miei confronti, ma io stavo facendo esattamente lo stesso. I primi tempi andarono così, con un equilibrio precario in casa, ma dentro di me sentivo che niente poteva scalfirmi, poi inevitabilmente tutto cominciò a crollare, i miei pensieri sempre più ossessivi, i miei digiuni altrettanto, mio padre ormai sapeva e quindi non dovevo nascondere più niente. Cominciai a spegnermi, ma la consapevolezza che dentro stavo morendo la tenevo ben nascosta, tra bugie dette a me stessa e la felicità di diventare sempre più invisibile. Non ho mai avuto il problema di ammetterlo, parlando se capitava lo dicevo e come non lo nascosi a mio padre, non lo feci nemmeno col mio ragazzo. Ma il vortice continuava, i problemi ovviamente cominciarono a farsi sentire, la debolezza anche. Il problema era che tiravo comunque avanti, la forza la trovavo, anche se ero stanca, ero stufa marcia di tutti quei pensieri, delle solite cose, degli orari che dovevo per forza rispettare altrimenti andavo in panico, una vita sociale pari a zero. Avevo paura di tutto, di uscire, di prendere la macchina, di alzarmi per fare la doccia, di qualsiasi cosa..il giorno passava così, la sera andavo a letto pensando "domani non mi alzo", le forze ormai erano andate. Poi un giorno mio padre mi portò da un dottore che odiai con tutta me stessa e non glielo nascosi, mentre mi visitava gli dissi cose cattive, ma doveva esserci abituato.. Il giorno dopo mi fece ricoverare d'urgenza nel reparto di psichiatria. La mattina successiva era come se all'improvviso tutto fosse chiaro, tutto, qualsiasi cosa, quella mattina e molte altre ancora ogni volta che alzavano le tapparelle e vedevo il sole, piangevo. Ero felice, ero contenta, ero entusiasta. Mi promisi di vivere sempre così, di non lasciarmi mai scappare niente, nessuna emozione, nessuna cosa da poter fare, di seguire ciò che mi diceva il cuore o qualsiasi altra particella di me. me lo promisi quel venerdì di febbraio del 2006...poi me ne dimenticai. Sicuramente un annetto passò, poi seguire il mio istinto, seguire la mia voglia di fare divenne sempre più sporadico, infine diventai normale, come tutti: mi spensi. Oggi non è stato così, oggi ho voluto vivermi tutto, ho voluto vedere la spiaggia di un'estate fantastica, della mia prima estate da nuova vita, ho sentito le emozioni e ci sono stata bene, le ho ritrovate e come quel giorno mi sono commossa nel vivermele. Ho ricordato che ho qualcosa dentro, che ho bisogno di emozioni per star bene, di una vita frenetica, di una vita tranquilla, di una vita felice, ma anche arrabbiata a volte, ho bisogno di correre o anche solo di stendermi sotto il sole, ho bisogno di agire o di prendermi il mio tempo, voglio dettare le regole, ma mi piace anche essere presa e accompagnata per mano, voglio sempre sentire qualcosa che mi esplode nel petto, che mi sappia sempre di nuovo, di fresco. Vorrei farcela, lo voglio.

12 ottobre 2011

Senza fiato..


Mi sento persa, svuotata, stanca, infelice, triste..sperduta. Mi sento impaurita, mi sento male, mi sento piena e mi sento vuota, mi sento affamata, mi sento già sazia di quello che non ho. Mi sento stufa marcia di me, della mia stanchezza dentro, del mio pensare, del mio interrogarmi, del mio riflettere e non agire. Delle mie paure, della mia felicità che non trovo..come quando si scava per trovare dell'acqua: si sa che manca poco, ma quel poco non finisce mai. Invece manca tanto, manca troppo, non sto a niente e ciò mi fa male, mi sfianca, mi fa perdere la voglia di continuare a scavare, mi toglie completamente tutte le forze, mi fa sentire che non ho niente tra le mani..ed è così, se le stringo non c'è niente, solo aria. Mi sento persa, abbattuta, sconfitta. Ok, posso sopravvivere anche da sconfitta, no? E' ormai quello che faccio tutti i giorni, arranco e cerco qualcosa che non riesco a trovare. Non ho pace, non ne ho da un po' ormai, so solo farmi male, so solo sentire che nel petto c'è qualcosa che mi stringe forte e mi fa male, mi fa tanto male. Stringi se vuoi, qualsiasi cosa sia questo dolore..continua a stringere fino a che non avrò più fiato, poi a quel punto avrò solo due possibilità: fare un bel respiro per prendere aria..o smettere di respirare.

                                                                                                                                                                     
Sono riva di un fiume in piena
Senza fine mi copri e scopri
Come fossi un'altalena
Dondolando sui miei fianchi
Bianchi e stanchi, come te - che insegui me.
Scivolando tra i miei passi
Sono sassi dentro te – dentro me
Se non sei tu a muoverli
Come fossi niente
Come fossi acqua dentro acqua

Senza peso, senza fiato, senza affanno
Mi travolge e mi sconvolgi
Poi mi asciughi e scappi via
Tu ritorni poi mi bagni
E mi riasciughi e torni mia
Senza peso e senza fiato
Non son riva senza te

Tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you

Se brillando in silenzio resti accesa dentro me
Se bruciando e non morendo tu rivampi e accendi me
Stop burning me!
Dentro esplodi e fuori bruci
E ti consumi e scappi via
Stop burning me!

Mi annerisci e ti rilassi e mi consumi e torni mia
Stop burning me!
GET OUT OF MY HEAD
GET OUT OF MY HEAD
GET OUT OF MY HEAD
GET OUT OF MY HEAD
Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
No, please, don't tell me now (touch me)
Tell me how am I supposed to live without you

7 ottobre 2011

Andata in fumo

Inizio a scrivere e già vivo di sogni, immagino e vorrei trascrivere scene che mi appaiono in mente, paesaggi, situazioni e luoghi che vorrei facessero parte della mia realtà..ma non è così. So, ne sono pienamente cosciente che sto vivendo di fumo, fumo acre di quello che incessantemente e ostinatamente ti brucia gli occhi fino a farteli lacrimare. Ma non è il fumo, sono io. Piangerei ugualmente anche se fosse una splendida giornata di sole, o una notte limpida e fresca piena di stelle. Il mio cuore è in fumo, la mia anima è in fumo, io sono in fumo dentro. Completamente, intensamente grigio; nemmeno nero che significherebbe rabbia di quella cattiva e vendicativa, no, solo un semplice e orribile e insipido grigio fumo intenso, pesante, compatto, pungente. Lo vedo, come un nuvolone grande che invade tutto, che occupa tutto. So che dietro c'è qualcosa, dietro c'è sempre qualcosa, anche il cielo più cupo e buio nasconde la luce, so che in fondo a quel grigio le emozioni ci sono, sono lì, ma non le percepisco come vorrei, non le vivo, le vedo, le riconosco, ma non me le godo, lascio che ci divida questa coltre di fumo e lascio che sia lei a prevalere. Appena sfioro un'emozione, lascio che si interponga il grigio perchè non sono forte abbastanza da voler essere felice di aver provato qualcosa, non sono abbastanza coraggiosa, non voglio lasciarmi andare, non posso permettermelo. Mi fa paura, tanta, mi fa tremare dalla paura, mi fa contrarre i muscoli e mi fa tendere come una tigre che si prepara all'agguato, in questo caso il mio agguato sono io: mi attacco da sola, da sola riesco a farmi fuori. Dico che voglio vivere di emozioni, dico che ne ho bisogno, ma in fondo le vivo già, ogni giorno, dalla più banale alla più forte, ma questo mi fa una fottuta paura e perciò mi è più facile negare che lo stia già facendo per non affrontarle. Vivo in un continuo di illusioni e di sogni che vorrei fossero realtà. In verità i miei sogni son troppi, tutti diversi, tutti liberi e al contempo incatenati. Mi sto distruggendo e nella maniera più dolce che ci possa essere: sognando. Vedo qualcosa e sogno di poerla avere io, ma non parlo di oggetti, non intendo in maniera materialista, parlo di libertà dell'anima, parlo di leggerezza in me stessa, semplicemente di felicità, quella che ora non ho, che nessuno può darmi, che per forza dovrò trovare in me stessa, per quanto faccia male, per quanto sia dolorosa la ricerca e per quanto questa comporti fatica e tenacia e dolore e rinunce. E' strano, dover cercare la felicità in un modo così spietatamente sofferente, è ancora più strano che lei non mi appartenga, che non sia naturalmente mia, che non faccia parte di me. E se anche così fosse, dov'è ora? Dove l'ho perduta? In quale sentiero l'ho lasciata indietro? Non posso tornare indietro a prenderla, la strada è troppo tortuosa per farla a ritroso, rischierei di perdermi anche una volta ritrovata e così poi la perderei nuovamente. Potrei cercare di far crescere qualche pezzettino di pseudo felicità che ancora aleggia nel mio cuore, ma non c'è niente in me stessa che mi dia la forza di farlo, fuori è inutile cercare, so che deve partire da me per forza, prenderlo dall'esterno sarebbe solo una merea illusione, l'ennesima, e avrebbe la durata di un sospiro, di quelli che si esalano in quel secondo in cui si ha appena attraversato una magnifica, breve esperienza di qualsiasi tipo, che abbia dato la sensazione di essere vivi, e quest'attimo dura pochissimo, solo il tempo di accorgersene a mala pena. Non ne sono capace, di godermi la consapevolezza di essere libera, mi dimentico di esserlo, me lo devo ricordare continuamente, scordandomelo ripetutamente. Non sono felice, ecco la realtà, o a volte lo sono ma non nel modo che vorrei, non nell'intensità e nella maniera di vivermi questo benessere, mi anestetizzo, mi svuoto, non mangio o vomito, tanto vuoto per vuoto poco mi cambia, poco mi importa. Forse un giorno ci sarà, quel qualcosa che nascerà in me, che io lo cerchi o che nasca da solo, sboccierà da tutto questo grigio che mi fa lacrimare gli occhi, che mi soffoca il respiro, che mi annienta dentro, forse un giorno..