27 marzo 2011

Ho perso l'anima..

Ho perso l'anima e non so dove posso trovarla, l'ho sperduta tra i miei passi, tra un percorso che non ricordo dove mi doveva portare. Ho cominciato a camminare, imperterrita e convinta, caparbia e testarda, sicura che stessi andando con una meta nella mia testa, ho perso il sentiero, i passi sempre più faticosi, più incerti, barcollanti. Come ubriaca ho continuato il mio percorso, come un'ubriaca non mi rendevo conto che il mio percorso era ormai vano da tempo. Sbandavo, ma continuavo, stavo male, ma continuavo. La mia forza sempre più flebile ha cominciato a vacillare, stanca, spossata, alla fine inerme. Son crollata, sfinita, caduta a pancia in sù, col cielo sopra di me che scorreva nel suo naturale scambio dal giorno alla notte, la luna dava posto al sole e viceversa, lo guardavo, ma non me ne accorgevo. Dormivo nella mia sbronza, cullata da parole che solo la mia testa poteva sentire. E lì, lì l'anima non ce l'avevo già più. Vuoto. Poi un temporale mi ha svegliato, scosso, ha rischiarato la strada che dovevo percorrere. Ma ora la mia anima l'ho persa di nuovo.. sono così incapace a tenerla stretta a me o è lei che non mi vuole, cerca la libertà altrove, poichè io sono incapace di dargliela?
Le nego tutto, amare, odiare, ridere.. la soffoco, non la faccio vivere come merita. Mi ha lasciata sola, non ce la faccio senza lei, qualcuno può vivere senza anima? io no. Eppure son viva, respiro, parlo, lavoro, ma son così confusa in testa e nel cuore, se avessi un'anima mi aiuterebbe a capire. Vero? Anima dove sei? torna da me ti prego. Io non ti prometto che ti darò la libertà, non so se ne sarò mai capace, ma tu non hai bisogno di me come io di te? E' da un'eternità che non guardo il cielo, non vedo le stelle, la loro forza. Ho paura di vedere in loro quella libertà che io non riesco ad avere. Quelle poche volte che alzo lo sguardo verso l'alto, poi lo distolgo quasi subito, mi angoscia tutto quello spazio. Mi sento ancora più stretta nella mia esistenza. Anima sei lassù? E' per questo che non riesco a guardare? Non voglio più piangere..Non voglio più sentirmi sola, abbandonata, incompresa. Sarò buona, si dice così, no?! Non respiro..Ti prego..ho bisogno di un po' di forza..torna da me..ti prego..per favore..aiutami, da sola crollo..

20 marzo 2011

Lì dove ho lasciato il cuore..

E' una storia che inizia molto, molto tempo fa. Io nemmeno ricordo quando abbiamo cominciato ad andarci, ma ho molti ricordi di quel posto, quel posto che ho nel cuore, che fa parte di anni felici, di un'infanzia passata, di estati dal sapore di mare, di serate passate con altri bambini e, più tardi, di sbronze in riva al mare.
Ho una foto con mia madre che tiene in braccio il nostro gattone, quindi sicuramente i ricordi partono da lì..dai miei 6 anni. Da giugno ad agosto la nostra tappa fissa era lì, una località di mare in un appartamento dei miei nonni materni, dalla strada si vedeva il mare, poco più giù, quasi sempre calmo, limpido, fresco, libero.
La domenica si passava la mattinata di solito a pesca su un gommone: io e i miei. A mezzogiorno poi si mangiava a casa dei miei nonni e il profumo del sugo che preparava mia nonna non lo dimenticherò mai.
Tutti i pomeriggi incontravo i miei amichetti e giocavamo a campana o a nascondino fino a sera, poi si andava a mangiare e si usciva di nuovo.
Ricordo un pomeriggio che aspettavo mia madre che era andata a prendere le pagelle della scuola (quarta elementare, credo) o un'altra volta che mia nonna mi stava facendo da baby sitter e avevamo un cane, un husky, e io mi spaventai perchè l'aveva punto un'ape e aveva tutto il muso gonfio, allora mi chiusi in casa e non volli uscire fino a quando non tornò mia madre e lo portammo dal veterinario.
Un'altra volta, di sera, stavamo giocando a nascondino e nel correre per nascondermi, caddi e mi feci parecchio male, allora un mio amico corse a casa dai miei e disse "Alice c'è............Alice è caduta!". Quante risate dopo!
Da più piccolina, poi, quando giocavo con i miei nonni, loro si divertivano a mettere tutti i miei giochi in un barattolone di latta, poi lo facevano rotolare e lo aprivano dicendo "Ullapeppa!".
Una volta trovai uno scoiattolo nel giardino, era scappato da una gabbia di una vicina di casa, allora siccome si era infilato in un tubo di scolo, riuscii a catturarlo e lo tenni con me.

L'atmosfera che si respirava la mattina presto per quelle strade rimarrà unica..l'odore del mare avvolgeva qualsiasi cosa  e il suo dolce rumore ti cullava l'anima. Ti dava una scarica di libertà al cuore che ti toglieva il respiro ed era talmente bello che sentivi salire l'angoscia, perchè tutto era meraviglioso.
Ho ritrovato queste emozioni quando andai a vivere da sola e il mio primo appartamento fu proprio quello, me lo prestarono i miei nonni e abbandonarlo fu facile perchè semplicemente non volevo pensarci, ma col senno di poi, mi spiace tantissimo. Quella prima estate da "ragazza in carriera",  fu divertente, spassosa, libera, VIVA! Il mio nuovo motto era Carpe Diem e lo seguii alla lettera: ciò che volevo, lo ottenevo. Il divertimento non mancava, le sbronze neppure! I bagni alle 3 di notte erano fantastici, come anche la tranquillità della spiaggia al tramonto. Non mi importava se dopo le serate in discoteca ero ubriaca, mi godevo la vita così, rimorchiando i ragazzi, sorridendo ai miei giorni fino a qualche mese fa cupi, bui, morti quasi come lo ero stata io.
Ecco perchè quel luogo mi sarà sempre nell'animo, in quella parte del cuore che si va a perlustrare nei momenti in cui non si hanno più speranze e stimoli e si ha bisogno di ricordare che una volta c'erano i sogni e i desideri, che si era capaci di provarli, che non si era soli, che si era coraggiosi, caparbi, giovani e vivi.
Quel luogo è stata la mia culla nei miei primi anni di vita e nei miei primi mesi di vita ritrovata.
 Come tutti i bei ricordi, però, pensarci a volte è straziante: perchè sono anni che non andiamo più in quella casa tutti insieme (almeno 12-13), perchè quando passo di lì è sempre chiusa, perchè non passerò più delle estati così meravigliose, perchè mio nonno non c'è più e mi manca tanto, troppo e non penso mi sia mai mancata una persona così tanto per così tanto tempo. Ma questo è un altro post..

9 marzo 2011

Vomitiamoci questo pezzo di realtà, và ! (Sfoghi, rude cinismo e pensieri)

Vorrei essere spensierata, sapermi divertire. Non dover sopportare niente e nessuno. Saper dire no se qualcosa non mi va. Arrabbiarmi se sono arrabbiata e non ingoiare sempre.
Dire la mia opinione senza preoccuparmi e soprattutto non avere nessun senso di colpa per niente e nessuno. Non sentirmi sempre in debito o pensare di disturbare. Scrollarmi quel senso di vuoto che mi tormenta dentro. Tirar fuori quel nodo in gola che a volte mi prende allo stomaco e mi fa sentire sazia e stufa di tutto, come un enorme blocco che mi irrompe costantemente lo stomaco come la testa. Smettere di avere pensieri ossessivi. Trovare il coraggio per fare qualcosa, qualsiasi cosa e... non avere paura di fare anche un piccolissimo passo. Essere una persona normale, dove il termine normale non ha più significato. 
Non sentire più quel freddo dentro, mi congela in ogni sperduto angolo del mio essere e anche se arriva fuori e mi fa tremare, è da dentro che parte e non c'è modo di scaldarmi. Essere soddisfatta anche delle semplici cose non mie che circondano il mio vivere.
Non sentire quel fottutissimo bisogno di mettermi due dita in gola per vomitare: me, la mia rabbia, la mia tristezza, la mia felicità, le occasioni perdute, il mio dolore, la mancanza di qualcosa che non riesco a colmare, la mia voglia di piangere, le lacrime trattenute, le parole non dette, il passato andato e non ritrovato, le persone perdute, la mia anima dispersa, i miei anni non vissuti, la mia vita volata via per niente, il mio errore più grande che non riesco ad abbandonare, la mia voglia di vendetta che ripercuoto su di me perchè è l'unico modo che conosco per farla pagare ad altri, i miei sogni non realizzati, i sogni che non riesco ad immaginare perchè vivo stretta dentro me, l'incapacità di rischiare, la debolezza di gridare, il desiderio di poter accettare ciò che è stato per tutto e tutti, gli abbracci che vorrei, le carezze che non avrò più, il rimorso e il rancore, la nostalgia e l'angoscia.
Morirò lentamente, se continuo così, morirò dentro o forse lo sono già, i miei sorrisi non sorridono più e le mie lacrime non sono di gioia.
Vorrei uno stimolo anche solo per respirare più facilmente, per vivere e non arrancare, trovare il mio spazio nel mondo e in me stessa, essere libera.

1 marzo 2011

Bimba, vuoi fare pace?

Quando andai a vivere da sola, lasciai casa dei miei e la mia camera chiusa a chiave, rabbiosa verso quel guscio che mi aveva fin troppo protetto per 20 anni, rabbiosa perchè a volte non l'aveva fatto. Rabbiosa verso mia madre, così incapace di capirmi negli ultimi anni, così fastidiosamente invadente nelle mie cose, così rabbiosa anche lei verso se stessa come io lo ero con me. Così chiusi a chiave quella porta, lasciando dentro le mie cose più care, con me portai solo "l'essenziale": nella mia nuova dimora c'era spazio solo per i vestiti e la biancheria (ovviamente!),  il mio cuscino preferito, qualche peluche, lo stereo, la tv e qualche altro elettrodomestico tecnologico. Il resto lo sigillai in camera mia e ogni tanto andavo a recuperare qualche vestito che avevo lasciato o andavo a sfogliare qualche vecchio ricordo. D'altra parte anche il mio angolino rimasto lì nella casa della mia infanzia, si fece via via più freddo, meno mio.
Già avevo tolto da tempo parecchi poster dalle pareti: durante le scuole medie e il primo anno del liceo avevo tappezzato la stanza con poster di un gruppo pop americano, poi la rabbia si fece strada e dal pop passai gradualmente al rap. Una trentina di poster giganti potevano bastare per urlare il mio dolore e la mia ira..ma questi divennero sempre più forti e al contempo io ero sempre più debole per manifestarli, poi anche solo per sentirli dentro me. Era più facile osservare una stanza vuota e illudermi che non c'era nulla che non andava, pittosto che vedere una stanza piena di poster che descrivevano le mie emozioni e ammettere che non avevo forza per provarle.
Poi la mia stanza dovette essere liberata e io andai a prendere le ultime cose lasciate lì, presi di nuovo "l'essenziale", stavolta più cospicuo (comprendeva anche un divano, dei vestiti, qualche peluche in più), il resto (vale a dire gli ultimi vestiti e gli ultimi peluche, nonchè i poster) lo lasciai in mano alla sorte (sicuramente il cassonetto dietro l'angolo). Non so perchè lo feci, o forse si..adesso si. Come con i poster: era più facile vivere nel mio nuovo monolocale (avevo traslocato di nuovo) senza avere intorno oggetti a cui tenevo e che mi avrebbero ricordato la mia infanzia, il calore perduto che non avrei più ritrovato, piuttosto che avere tutti quei peluche intorno e trovare la forza di ammettere che era tempo di andare avanti e che quei tempi non sarebbero più tornati, erano ricordi e tali sarebbero rimasti.
Credo che fu lo stesso istinto che portò mio padre a fare il contrario, a mia insaputa recuperò quello che avevo lasciato: salvò i miei peluche e per lui il ricordo di una me stessa piccolina, sua figlia senza problemi, forse addirittura sua figlia a casa con lui. Nella sua nuova casa (divorziò da mia madre) accolse in uno scatolone i superstiti e mi fece piacere trovarli lì, tempo dopo, mi rincuorò sapere che non erano nella spazzatura. Ne recuperai ancora qualcuno, glia altri li lasciai sempre lì, forse non ancora del tutto pronta. Ma ieri sera pensavo che sarebbe bello ri-circondarmi di quei vecchi peluche che da sopra l'armadio mi guardavano giorno e notte, che ogni notte, uno per volta a turno (per non far torto a nessuno!!) mi facevano compagnia nei miei sonni di bimba.
Non so se sia perchè sono più pronta o perchè ho talmente nostalgia della mia infanzia e della mia camera che li rivoglio con me, ma questo è ciò che voglio fare adesso e non mi costa nulla riprendermi i miei amici di giochi e far pace con loro e probabilmente con la me stessa più piccola.