2 giugno 2011

Dear Dad..

Questa è la lettera che ho scritto oggi al mio papà, la persona che mi ha salvata, che mi ha dato la forza di combattere quando non ne avevo più voglia, nè la forza psico-fisica. E' la persona che ha avuto le palle di guardare il mio male e capire ciò che gli dicevo di me, anche se non lo condivideva, ha avuto il coraggio di vedere sua figlia quasi morire, vederla trascinarsi alla gogna, ma nonostante questo ha avuto la pazienza di darmi il mio tempo, ha sempre cercato di darmi la possibilità di cercare di rimediare, mi ha sempre supportata anche se ciò che facevo era insano, ma non per questo incoraggiandomi. Mi consigliava e cercava di farmi a mettere a fuoco le cose più banali che la mia mente ormai debole non era in grado di capire, ha temprato il lato razionale che ora risiede in me, che mi aiuta a non ricaderci, che mi aiuta ad analizzare le cose. Una volta, il giorno prima del mio ricovero, mi disse una cosa che mi straziò il cuore, mi disse "se solo non avessi aspettato così tanto..", sapeva che poteva perdermi da un giorno all'altro, sapeva che non ero fuori pericolo nemmeno dopo la prima settimana di ospedale, che ho rischiato giorno dopo giorno di andar via per sempre. Non volevo ricoverarmi quel giorno che mi costrinse ad andare in ospedale dopo una visita da un medico specialista che definì il mio stato urgente ma disse anche "dai, che questa non muore" (o una cosa così), ma in quella stanza appena arrivata in reparto di psichiatria, dove la dottoressa cercava di convincermi a firmare di mia spontanea volontà il ricovero, non dimenticherò mai che ho firmato per lui, vederlo piangere mi ha frantumato il cuore. Mi veniva a trovare tutti i giorni, due volte al giorno, faceva diversi km, come del resto l'unica altra persona che mi sia mai stata vicina in quei momenti, anche lui capiva il mio male, perchè conosceva la dipendenza anche se in un modo diverso, anche a lui devo molto per avermi ascoltata quando gli altri non volevano sentire (indipendentemente da come poi sia andata a finire). Un giorno parlerò di quel ricovero, di come ancora adesso, come una persona a cui amputano un arto e ne sente ancora la presenza, a volte sento gli aghi delle flebo nelle braccia e bruciano come allora, di come quella piccola cicatrice sul petto stia lì a ricordarmelo.
Ora però è tempo di leggere la lettera, caro papà..


Ciao papà,
è da tanto che non ti scrivo una bella lettera per farti passare un po' il tempo, visto che non lavori mai!!ahahah..battutaccia!
Veramente l'ispirazione mi è venuta perchè ho appena finito di leggere un libro. Parla di una donna, Katie, che viene lasciata senza un motivo apparente dal suo fidanzato, Matt. Dopo qualche giorno, Matt spedisce a Katie il diario di quella che una volta era sua moglie, Suzanne. In questo diario Suzanne scrive al figlio appena nato, raccontandogli un po' la storia di sè e di come ha conosciuto il suo papà Matt. Il diario va avanti e alla fine Suzanne muore in un incidente stradale, insieme al bimbo, a causa di uno dei tanti attacchi cardiaci che era frequente avere. Infatti dopo il primo attacco, lei decide di cambaiare vita gradualmente, lascia la città e si trasferisce nel paese in cui è cresciuta, compra una casetta e inizia a lavorare lì come medico nell'ospedale e a domicilio. Poi incontra Matt e hanno questo bambino.
Dopo quel primo infarto, lei dice di aver imparato un'importante lezione: la vita è come giostrare 5 palle (lavoro, famiglia, salute, amici, integrità), sono tutte palle di vetro, tranne il lavoro che è di gomma e se cade rimbalza, le altre, se cadono, si rompono. Da qui lei decide di cambiare vita e poi tutto prende una bella piega ...tranne che per la tragica fine, ma questa è un'altra storia.
Quello che voglio dire io è che a volte, anzi sempre, io NON mi sento così. A volte mi sento come se fossi ancora troppo piccola per fare qualcosa, come se avessi 15 anni, altre volte mi sento così vecchia, nonostante i miei 25 anni. Non ridere, per favore, so che penserai che sono ancora molte le cose che dovrò affrontare e questo lo so, ma il fatto è che, o che mi senta di 15 anni o che me ne senta 80, comunque mi sento bloccata. Non a caso si dice che la vecchiaia è come tornare bambini. Mi dà fastidio non vivere come piace a me, non intendo grandi cose, o cose materiali, non lo interpretare come un voler vivere da nababbi, o nel lusso o circondata solo da belle cose. Intendo proprio la Vita, in generale. Sento che non la vivo, la sopravvivo.
Me l'ero promessa dopo l'anoressia, l'ospedale e tutto il resto, di godermi le piccole cose, di godermi tutto, ma è come se me ne dimenticassi, come se la quotidianità sovrasti il godere di ogni istante. Come se non ne fossi capace. Come se ne fossi bloccata, come se non mi sentissi all'altezza. Come se non ne avessi il diritto. Alla fine, se mi sento 15 anni, non è che a quell'età si possano fare grandi cose e se me ne sento 80, anche in quel caso, una vecchia decrepita quanto mai può ancora agire, fare nuove esperienze? In entrambi i casi sono due figure la cui indipendenza non è poi così un granchè, forse è questo, mi dimentico di essere un individuo libero, indipendente, che può pensare senza paura, che può sbagliare senza paura, che può semplicemente vivere perchè basta a se stesso. Mi sono auto-rinchiusa in una gabbia, dove a volte non riesco a distinguere ciò che veramente voglio per me stessa, senza pensare al giudizio della gente, senza pensare che non devo per forza essere perfetta nei miei modi o decisioni, senza aver paura di far qualcosa che tu possa ritenere sbagliato, senza avere sensi di colpa. Smettere di pensare che non ho il diritto di essere felice. Quando stavo male, pensare di poter stare meglio mi faceva sentire in colpa, mi faceva restringere ancora di più, calare e calare di peso, la trasparenza il mio unico benessere, ora non è così, però è come se non riuscissi ad assaporare completamente la felicità per qualsiasi cosa. O come se fossi bloccata a volte, nel  procurarmene altra di felicità.
Tu sei felice? Riesci a goderti le cose? (impegni lavorativi a parte) Riesci a dire "oggi ho veramente vissuto un altro giorno, senza rimpianti" anche se non hai fatto niente di speciale? Riesci a fare le cose per il gusto di farle, solo perchè ti fanno piacere, senza pensare quello che gli altri potrebbero dirti? Io vorrei farlo..
Ti voglio tanto bene! Ricordalo sempre , anche se a volte siamo troppo uguali e litighiamo!

4 commenti:

  1. "Tu sei felice? Riesci a goderti le cose? (impegni lavorativi a parte) Riesci a dire "oggi ho veramente vissuto un altro giorno, senza rimpianti" anche se non hai fatto niente di speciale? Riesci a fare le cose per il gusto di farle, solo perchè ti fanno piacere, senza pensare quello che gli altri potrebbero dirti? Io vorrei farlo.." è una frase bellissima, come la lettera. un abbraccio

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  2. Mi ha fatto sorridere questa lettera, è bellissima e dolcissima...
    Io non so se si possa mai arrivare ad essere felici senza sentirsi in colpa per questo... o anche ad essere felici e basta. Però voglio ancora credere che si possa arrivare quantomeno ad essere serene. A scegliere cose si vuole per noi stesse, e a darci l'opportunità di conquistarlo...
    Tanto per te come per tuo papà... per l'affetto speciale che vi unisce e che traspare da questo tuo post... Una frase così bella come quella che ti ha detto lui prima che ti ricoverassi, è quello che forse anch'io ho sempre cercato, ma che non mi ha mai detto nessuno... E davvero credo che valga la pena di combattere per una persona che crede in te fino a questo punto... e che ti lascia libera di scegliere, anche di sbagliare, perchè questo è l'unico modo per crescere interiormente, a prescindere dall'età biologica...
    E, oltre a tuo papà, c'è un'altra persona per cui vale assolutamente la pena di combattere: te stessa.
    Ti abbraccio fortissimo...

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  3. @ Nolly Drunk: grazie :D

    @ Veggie: A volte non ci credo che x me ne vale la pena, ma nemmeno che devo lasciarmi andare. Però si va avanti lo stesso, no? Ti stringo forte forte

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  4. certo che ne vale la pena! sempre! mi raccomando

    ciao ciao

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